Tra Collatino e Colli Aniene, nei pressi di un tratto di via Palmiro Togliatti, nella percorrenza del traffico metropolitano scorgiamo la chiesa dedicata a Sant’Igino Papa.
A questa si accede dalle due rampe ai due lati corrispondenti, e sembra di accedere in un blocco di cemento, messo dall’uomo, solido e monumentale. Dalle due rampe pare di salire su una collina che integri il blocco, come una costruzione annessa alla terra e al territorio.
Questo blocco, questa massa, ha connotati di leggiadria apportati dal disegno architettonico, per la sua visione contemporanea, per essere allo stesso tempo blocco e edificio. Assume una linea.
Al lato di sinistra troviamo una linearità diagonale che esprime una sua estensione in grandezza e anche una sua conformazione data dall’uomo, antropologica, dell’epoca in cui è stato costruito. Nel primo senso costituisce un ingrandimento ed evoluzione della sua forma: vuole essere più corposo e sfaccettato.
Da più lontano vediamo sicuramente l’abbondanza di cemento con l’ambizione laterale, ma la linea orizzontale della chiesa ci suggerisce che questa si adegui ingegneristicamente ai palazzi circostanti, vuole stare a rappresentanza della larghezza, estensione del costruito cittadino. Assume la grandezza potenziale di un edificio e la vastità del costruito d’intorno, e valore come blocco urbano, blocco rappresentante i palazzi, le costruzioni. La linearità diagonale di sinistra dà un senso di ampiezza verso l’alto e di varietà della forma del costruito.
Ma è da vicino che si manifesta l’essenza di blocco artificiale sul terreno. A un angolo posteriore varie piante affiancano la struttura, la parete è retta e con vetrate, l’impressione è quella di megalite lasciato o ritrovato tra la vegetazione, durato millenni.
Il blocco può rappresentare un insieme solido di conoscenze e cognizioni, o presenza dell’uomo in un’epoca, trasmissibilità di questo e questa, della civiltà odierna attraverso i millenni. Punto fermo di un’epoca che rappresenta e installa il suo megalite. A operare l’installazione è tutta una vasta zona di Roma, poiché la rappresentazione della città intera sarebbe affidata alla sua storia e ai simboli ufficiali e generali.
I mattoncini del piccolo atrio danno un senso di vivibilità del blocco, di attività di esso e in esso. I vetri colorati, nel moderno, amplificano il senso di eternalità megalitica, caratterizzando e dando l’idea di un vissuto passato di cui siano riflessione. La lucentezza dei vetri, oltre a dare attualità e brillantezza, dà specificazione caratteristica del blocco, lo connota e adorna di figurazione propria. Questi vetri possono essere visti anche come i murales delle caverne, in chiave moderna.
Il soffitto basso conferma e dà l’idea di un blocco di pietra, è anche bianco per rendere la durezza e la grandezza, forse la purezza del luogo ricavato. Le pareti laterali sono solide in mattoncini ben legati, quella di destra è diagonale come a riprendere la linea esterna di un originale megalito.
I colori dei vetri della vetrata fanno immaginare le proiezioni dei raggi da un vetro all’altro, proiezioni e prospettazioni della luce e magiche della materia.
L’ambiente è compatto come se ci si trovi all’interno di una piramide, in una sala di questa, inoltrata tra la massa materiale dell’edificio. Il rettangolo che è l’aula rappresenta e rende come la stanza interna di un enorme blocco, magari anche articolato, che sta anche a indicare la grandezza e possenza del contesto, anche costruttivo, in cui si è immersi mentre si contempla questa chiesa.
Nel presbiterio, l’altare, il trono, la fonte battesimale, il muretto dei sedili sono come pietre grosse lavorate e piazzate lì pesantemente, in un ambiente neo-preistorico. Pietre bianche, a dare l’idea, con la tonalità e le smussature, di un preistorico rinnovato o una evocazione del preistorico, o di un’era da equivalere ad esso. Con questa chiave di lettura, anche i mattoncini si prospettano interni di una grossa struttura compatta.
Una miriade di faretti indica la lucente grandezza di quest’edificio, del blocco pervaso da forme, ancor prima di esprimere la beatitudine che la luce immedesima.
I banchi sono di tavole larghe e fine, ad evocare un legno grezzo e un movimento d’appoggio delle stesse, nel posizionamento.
Oltre i vetri dietro l’altare vi è la vegetazione che illustra un contesto di natura in cui si trova questo luogo, che, idealmente, tra la flora nel territorio resisterà nei millenni.
Per ulteriori foto su questa chiesa:
www.chiesemoderne.it/portfolio/santigino-papa-colli-aniene
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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