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Visualizzazione dei post con l'etichetta Roma NORD

Sant'Enrico

Su una strada larga di Casal Monastero è situata la chiesa di Sant’Enrico, della parrocchia eretta nel 1989. Frontalmente, al posto di una facciata ha una profonda tettoia, alta, per gli esseri umani. Il significato di questa è che la chiesa è un tetto per i fedeli, è accoglienza, accogliente per riparare, alta perché capiente. La facciata è un tetto, così simbolicamente inteso. Vi è tuttavia un elemento architettonico: le travi di legno che sorreggono questo tetto. Queste travi non sono diritte a formare una forma di capanna o di luogo definito, bensì sono diagonali proprio a dare l’idea di sostenere, sostenere un tetto ampio. Oltre al tetto, anche tali travi sono facciata, esse dicono che la presentazione della chiesa, e la chiesa stessa, è elevazione di un tetto: la chiesa sostiene un tetto sotto cui i fedeli possono stare. Non visibile, diciamo nascosto, c’è l’edificio a destra della tettoia. Indica presenza di qualcuno, che consente e permette che la chiesa, a tante persone, fac

San Clemente

In un quartiere a pochi metri dalla fermata della metro Conca d’Oro, si impone la chiesa di San Clemente, grigia di cemento. Questa chiesa ha un corpo ovale con di fronte un alto portico quadrangolare. È come se la forma curvilinea si presentasse al mondo dando lo spazio ai fedeli per sostare davanti ad essa. La forma tondeggiante è dotata di struttura porticale per un dialogo umano. Sicuramente il portico è presente simbolicamente per i fedeli cui la chiesa ne offre lo spazio. La forma ovale in lungo indica profondità dell’edificio e spiritualità, dedizione a fondo, nello scopo, dello stesso. Dietro, la struttura della chiesa è chiusa come in una scatola nella forma rettangolare che fa da contenitore. Questo ci dice che in realtà ovale e rettangolo sono componenti di una unica idea e unica struttura, nell’armonia del contrasto tra linee curve e linee rette. Di quest’ultima concezione si ha espressione nei disegni del cosiddetto Colosseo quadrato e della Basilica dei Santi Pietro e P

Sant'Angela Merici

Se dalla fermata della metro B1 S. Agnese/Annibaliano ci dirigiamo all’altro lato di via Nomentana, attraversandola, tra le vie dell’abitato possiamo incontrare la chiesa di Sant’Angela Merici, realizzata nel 1955 e consacrata nel 1967. Questa chiesa è a pianta ottagonale, elevata come un prisma. Il costone in cima non è di contenimento e stabilità, perché la forma della chiesa punta in alto; essa dalla sua base vuole proiettarsi fino all’alto, a prisma. Il costone anzi contiene la forma fisica di essa, la delimita a chiesa umana accessibile, dà un limite all’ascesa per preservarcela come chiesa, luogo fisicamente limitato. L’ottagono vuole proiettarsi verso l’alto, dei cieli ma soprattutto dei tempi, per rendere nel tempo della società le conquiste e l’oggetto, la tradizione del culto. La cortina, come il costone, riporta a terra l’edificio dandogli senso di palazzo terrestre tra i palazzi, quasi accostato ai palazzi laici, e coerente con essi. Laicità pensabile in relazione alle f

Sant'Igino Papa

Tra Collatino e Colli Aniene, nei pressi di un tratto di via Palmiro Togliatti, nella percorrenza del traffico metropolitano scorgiamo la chiesa dedicata a Sant’Igino Papa. A questa si accede dalle due rampe ai due lati corrispondenti, e sembra di accedere in un blocco di cemento, messo dall’uomo, solido e monumentale. Dalle due rampe pare di salire su una collina che integri il blocco, come una costruzione annessa alla terra e al territorio. Questo blocco, questa massa, ha connotati di leggiadria apportati dal disegno architettonico, per la sua visione contemporanea, per essere allo stesso tempo blocco e edificio. Assume una linea. Al lato di sinistra troviamo una linearità diagonale che esprime una sua estensione in grandezza e anche una sua conformazione data dall’uomo, antropologica, dell’epoca in cui è stato costruito. Nel primo senso costituisce un ingrandimento ed evoluzione della sua forma: vuole essere più corposo e sfaccettato. Da più lontano vediamo sicuramente l’abbondanz

San Ponziano

Immersa tra l’abitato del nord-est, adiacente a piccoli parchi urbani, è la chiesa di San Ponziano. La facciata di questa, parte da una dimensione orizzontale e si alza verso il centro con una punta smussata, a gradino. Significa un’impostazione strutturale, sociale e culturale solida che vuole e si propone di alzarsi verso il futuro per ricordarsi e sopravvivere. La salita avviene per mezzo di gradini, cioè sotto forma di struttura a passi verso l’alto. Nel salire cioè, ci si conferma punto per punto e si stabilizza la visione sociale e culturale del tempo della chiesa. Alla fine, nel futuro più lontano, vi è l’apice che non è a punta, perché allo stesso modo vuole essere presenza stabile, poggiata sul passato e attiva per quello che sarà il presente nel futuro. La croce longitudinale indica l’eternità e la identità del Cristianesimo, dell’esempio di Cristo nelle due epoche, come in tutte le epoche. Linee verticali collegano le finestre agli spigoli dei gradini. Le linee sono la con

Gesù di Nazareth

In una rotatoria del Collatino si affaccia Gesù di Nazareth, chiesa bianca di fine anni Ottanta. La facciata, con tre entrate, presenta linee orizzontali e spigoli. Il moto di discesa della linea del tetto contrasta con le linee diagonali delle porte. Nel tendere a destra delle linee della facciata tale contrasto offre una ricerca di una linearità centrale o centralizzante, perché si stabilizzi la facciata all’osservatore. L’edificio, nel complesso, vuole essere un solido articolato di solido materiale naturale, costruttivo, che abbia più facciate e più lati, non essendo perfetto. L’effetto è di una caverna ricavata nell’urbe, profonda ed esternamente come una roccia cava, pietra grossa che anche difensivamente ha linee diagonali e spigoli. Le linee del tetto dei lati destro e frontale formano una punta dove c’è la croce, che geometricamente diventerebbe il centro, cui tendono anche i tetti delle porte frontali. Al centro geometrico quindi uno spigolo, da cui si allunga il muro dell

San Crispino da Viterbo

Nella zona di Roma chiamata Labaro si trova la chiesa di San Crispino da Viterbo, costruita tra il 1985 e il 1987. La facciata, grigia e larga, presenta un moto in elevazione verso il centro, che potrebbe voler salire ripidamente. Tuttavia la smussatura, l’interruzione orizzontale degli elementi nasconde e mitiga questo effetto, per far convivere e armonizzare la chiesa con il contesto cittadino e dei palazzi, con un senso di modestia anche in relazione al suo essere collocata nella grande città. I vetri verticali presenti in tale facciata, tra un elemento e l’altro, ne accentuano il significato di imponenza moderna architettonica, confermando l’idea di alto edificio dei giorni nostri. I lati della chiesa sono l’estensione della facciata che si espande in profondità, e l’edificio assume una forma di freccia che punta a chi arriva, al fedele, allo spettatore. La punta di tale freccia è smussata dall’angolo concavo del centro della facciata. Non è un punto ad elevarsi, quindi, ma u

Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta

Nel quartiere di Prima Porta, non distante dalla stazione ferroviaria sorge la chiesa dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta. La facciata di questa chiesa è irregolare, cioè non ha un centro e una simmetria perfetti. Ha un vertice che potremmo definire centrale, ma è concava e a sinistra ha un livello più basso dove è apposta la croce. Nella forma irregolare, la croce è posta irregolarmente come su un vertice che non corrisponde al vertice esistente o centrale. Certamente tale facciata esprime la varietà delle forme di Dio. Egli non è necessariamente simmetrico e regolare ma può trovare espressione in forme irregolari. Il “triangolo” della facciata ha scanalature non uguali tra loro, è in cemento e con esse ricorda pannelli che si usano come copertura o rivestimento di superfici di installazioni metropolitane. Il culto di questo luogo è quindi metropolitano, della città più moderna. Il cemento della superficie simula quei materiali che denotano apparente leggerezza della struttura

Nostra Signora del Santissimo Sacramento e Santi Martiri canadesi

Non distante da Piazza Bologna, a pochi metri da via Nomentana è sita la chiesa Nostra Signora del Sacramento e dei Santi Martiri canadesi, dei primi anni Sessanta. Essa ci appare come una struttura massiccia, un grosso parallelepipedo che è segno di presenza e imponenza. Come fosse un “blocchetto” della Chiesa cattolica questo parallelepipedo è saldo al terreno, è un forte blocco su cui fondare e presenza “costruttiva” ecclesiastica. Sulla grande facciata rettangolare la croce è piccola, apposta piccola sul possente rettangolare. Per questo essa è simbolicamente grande, si staglia e si impone, si stampa nel cielo. Sulla struttura possente la croce piccola, come sigillo e come piccola apposizione di grandezza. Lateralmente la chiesa è divisa in segmenti che a mattoni si sviluppano in altezza, a conferire leggiadria alla struttura possente, con le finestre in alto a sesto acuto; anche se poi, essendo tenti e allineati in largo, tornano a conferire fermezza e possenza, attorniati da ma