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Sant'Enrico

Su una strada larga di Casal Monastero è situata la chiesa di Sant’Enrico, della parrocchia eretta nel 1989. Frontalmente, al posto di una facciata ha una profonda tettoia, alta, per gli esseri umani. Il significato di questa è che la chiesa è un tetto per i fedeli, è accoglienza, accogliente per riparare, alta perché capiente. La facciata è un tetto, così simbolicamente inteso. Vi è tuttavia un elemento architettonico: le travi di legno che sorreggono questo tetto. Queste travi non sono diritte a formare una forma di capanna o di luogo definito, bensì sono diagonali proprio a dare l’idea di sostenere, sostenere un tetto ampio. Oltre al tetto, anche tali travi sono facciata, esse dicono che la presentazione della chiesa, e la chiesa stessa, è elevazione di un tetto: la chiesa sostiene un tetto sotto cui i fedeli possono stare. Non visibile, diciamo nascosto, c’è l’edificio a destra della tettoia. Indica presenza di qualcuno, che consente e permette che la chiesa, a tante persone, faccia da tetto. Questo qualcuno vuole rimanere celato. L’aula è larga e dà l’idea di una stanza finita, semplice luogo chiuso, chiesa semplice. La principale caratteristica sono le travi che sorreggono il tetto. In un gioco di linee geometriche queste ingombrano l’aria in alto, occupano spazio, a sostenere un tetto leggero di legno, quasi piano. Sull’abside l’immagine centrale rappresenta Cristo seduto con in mano il Vangelo. La croce è decentrata al limite del presbiterio, verso i fedeli. Le travi spesse, protagoniste dell’ambiente, vogliono dire che, sorreggendo la chiesa, il tetto della chiesa, esse ne sono la struttura, esse rappresentano la chiesa stessa. Questa chiesa è dunque costruzione di un tetto, per riparare la gente, le persone. Le travi costruiscono un tetto che è un riparo per le persone, e quel che ne deriva è che queste persone non siano selezionate in base a uno o un altro criterio, ma siano appartenenti all’umanità, siano persone umane bisognose di un posto e di ristoro. Del calore dello stare insieme. Conferma questi concetti l’immagine di Gesù col Vangelo, a prendere il centro visivo. Infatti a determinare questo luogo di culto è la parola di Gesù, il Suo insegnamento, la Sua idea di pace e uguaglianza, carità e perdono. Questa chiesa dunque accoglie gli uomini come tali, e non perché cristiani. Il crocifisso è decentrato, per i più cristiani.
Le vetrate presenti sono colorate di colori vivaci, a strisce, senza rappresentare immagini sacre del Cristianesimo. L’umanità intera è qui accolta, e i colori sono decorazione generica di bellezza utile per tutti gli uomini. Uomini di tutti i colori, che vedono il colore delle vetrate allo stesso modo. Questi sono i concetti e le idee rappresentate in questo edificio.
In verità, però, le travi sostengono precisamente il tetto, mentre i muri e la struttura sono in solidi mattoni. Davvero, tutta la chiesa non è sorretta dalle travi di legno. Ciò significa che a edificare la chiesa ci sono stati degli uomini già presenti, decisi e determinati a innalzarla. Questa comunità che ha innalzato la chiesa l’ha fatta solida nell’idea rappresentata. Per questo nell’interno ci sono due altezze: lateralmente, spazi più bassi, e la “navata” centrale col caratteristico tetto in legno. Viene anche da pensare alla comunità di sacerdoti, cristiani, a edificare la chiesa e prendere, per i cristiani, simbolicamente, gli spazi laterali, mentre il tetto centrale, più alto, è per altre e diverse genti, di ogni colore e cultura. Il presbiterio è sufficientemente elevato per riconoscere la dignità del sacerdote, in quella che, nella sua finitezza fisica, vuole essere una singola chiesa, una parrocchia. Quello del tetto sotto cui stare tra culture diverse è il sogno, l’auspicio che i fondatori di questa chiesa hanno immaginato. Tutto ciò che concerne tale sogno, non va omesso, ce lo ha insegnato Gesù, e non manca, per questo, la visibilità del crocifisso. Come chiesa finita e compiuta, vi è lo spazio per il coro, e il pavimento è grigio, a non voler troppo rendere artistico e concettuale l’ambiente. Oltre alla Madonna, l’unico Santo presente è Papa Woytila, dell’epoca a partire dalla quale si vuol far vivere il sogno espresso.

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