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Sant'Ireneo a Centocelle

In una via di Centocelle, lungo le linee dei tram 5 e 19, si erge la chiesa di S. Ireneo, sede della parrocchia istituita negli anni Cinquanta del secolo scorso. La facciata e la forma del volume sono quelle di una casa, una grossa casa, capiente. La facciata è di mattoni, ordinata, ma verticalmente, centralmente e ai lati impreziosita di motivi di piccoli triangoli. Questa facciata esprime una identità, ordinata e unitaria, solida, ma al suo interno, di facciata, caratterizzata da estroversia e diciamo artisticità, rappresentate dai motivi che sono presenti. Questi sono presenti centrali e laterali, e solo sulla facciata, proprio a voler indicare una volontà della comunità di presentarsi, apparire, come “romantici”, anzi ordinati con connotazioni romantico-artistiche. Le connotazioni artistiche rientrano nella stessa identità ordinata, la caratterizzano, ne caratterizzano la forma. Non come un ordine che si adegui all’artistico, ma come artistico inserito nell’ordine, carattere di questo, integrante. Anche tipicizzante perché manifesto così frontalmente e su superfici non minime. Questa “eccentricità” è costituita da piccoli triangoli, triangolo forma non incasellabile, a dire che si tratta di arte spontanea e pura, geometrica perché collocata in uno schema, della civile convivenza in un grande quartiere, popoloso, nel contesto della città. Ai lati la chiesa si allunga come una vera casa, quindi è edificio che dà identità al quartiere. Alta perché capiente di tutta la gente. Popolo sicuramente inquadrato, e artistico per natura e collocazione metropolitana. Lo spazio antistante l’entrata è rialzato rispetto al marciapiede, è di solido travertino nella pavimentazione e nel rivestimento dei muretti. Indica stabilità e affidabilità del luogo, durezza come resistenza e assestamento, presenza nel tempo e nel luogo, chiaramente parte del quartiere, per la città. È luogo dell’importante quartiere e collocato per e nella città. Appena si entra il soffitto è basso e lascia intravedere l’alta aula. Essendo la chiesa idealmente una casa, la prima impressione è quella di partire da casa propria per giungere alla casa di tutti, di tutto il quartiere. Tutto il fondo intorno all’altare, che colpisce e si impone alla vista, è pieno di immagini di Santi su sfondi dorati, e su essi Gesù Crocifisso. Tali immagini sono messe verticalmente come sui muri di casa, e a vista perché comuni a tutti, per dire a chi entra provenendo dalla sua stanza che ci sono i “miti” condivisi da tutti, messi come dei “poster” in una parete casalinga.
I Santi e gli esempi, i punti di riferimento sono gli stessi per tutti, subito dichiarati tra concittadini. Molto più grande e sopra a tutti Gesù crocifisso, l’indiscutibilmente più grande culto, mito, esempio di riferimento della comunità. Oltre a sovrastare i Santi, è di molto più grande, proprio a indicare la insindacabilità della Sua superiorità e maggiore grandezza morale. Gli altri possono essere preferiti tra loro, dai fedeli, ma Cristo è comune a tutti e più grande e importante. I pilastri laterali che sorreggono la chiesa sono staccati dalle pareti, queste sporgono verso l’esterno sospinte da quelli. Ciò significa che la chiesa regge su comuni valori, e agli altri, all’apparenza, questi non si mostrano. All’apparenza viene dato un volto che non è lo stesso che si condivide tra i fedeli di questo luogo. I pilastri staccano la superficie che dà all’esterno per rimanere essi dentro, grossi e resistenti, consistenti e forti. L’identità del popolo viene mostrata agli estranei, per essere protetta, diversamente da come è, o perlomeno diversamente da come è condivisa tra i consociati.
Il tetto è quello di una casa comune, comune agli uomini; non è raggiungibile, è quindi sicuro, ed è sicuro per il singolo di non uscirne pericolosamente fuori, si è protetti dalla collettività. I banchi sono fitti, a rivelare abbondanza di fedeli, grandezza numerica della comunità. Vengono dalla controfacciata, dai lati, da tutte le direzioni, a indicare diversità di provenienza e collocazione di tutti i fedeli appartenenti alla parrocchia. C’è posto in questa chiesa, per il fedele della comunità, qualunque sia la sua collocazione sociale e personale. I vetri in alto dei muri laterali, al centro del soffitto e finanche ai lati del crocifisso, esprimono ariosità del luogo, apertura di questo ai contatti con l’esterno, con altre socialità, rimanendo saldo in loco. La conformazione dell’idealità collettiva potrebbe anche cambiare, ma all’unisono. Non c’è quindi da aver paura dell’esterno. Il presbiterio è molto largo, con banchi, a dire che i sacerdoti sono della stessa socialità e comunità, e uomini tra gli uomini. Il colore rosso del pavimento li distingue dai laici. Essi sono sacerdoti dei Santi che hanno alle spalle, ne portano le effigie e ne seguono, portandoli, gli insegnamenti. La linea di fondo delle sedie dietro l’altare sembra la disposizione di gente che decide. I sacerdoti ci guidano, con gli esempi di cui abbiamo detto. In loro vi è fiducia perché hanno gli stessi miti condivisi, tra loro esistono gerarchie. Le pareti laterali hanno le stazioni della Via Crucis, che sono definizione del contatto e collocazione forte nel contesto della più grande città, identificazione ufficiale e stabile del quartiere. Le immagini sante che sono presenti lungo i muri laterali sono quelle comuni al resto della società esterna, di culti condivisi con essa, con cui con essa si dialoga e ci si fonde. Il soppalco dell’entrata può rappresentare due livelli della stanza di partenza, inserita in una palazzina, identificante la vita del quartiere.

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