Passa ai contenuti principali

San Francesco d'Assisi ad Acilia

Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso. La mancanza di orpelli, in questa facciata, indica semplicità e umiltà come la croce in alto e il tau sulla tettoia. La cornice in alto è data da tegole e mattoncini, e ricorda la chierica del Santo e ancora la sua semplicità ed essenzialità. La chierica è rappresentata, come in versione moderna, dal tettuccio zigzagato della facciata. Il corpo elevato di questa è anche immaginabile come di un edificio che possa avere una cupola grande dalla forma indecifrabile, quale è quella di Dio e della sua gloria. Tale concetto è più semplicemente reso dalla forma del finestrone, misteriosamente lungo e ottagonale. Frontalmente si vede anche l’allargamento dell’edificio sul fondo, che si pone quindi come ampliamento prospettico della potenza e grandezza di Dio. Tutto è in modesto color giallo, che ci comunica che l’edificio è dell’uomo e per l’uomo, per pregare. A salire al livello della chiesa non ci sono scalini ma una rampa, a ricordare sempre l’andamento a piedi, il camminare, il sacrificio, preceduta da sampietrini che ci dicono lo stesso. La formano altri più piccoli e rossi, quindi già appartenenti al luogo sacro, con motivi diagonali e romboidali a riprendere l’architettura dell’edificio nonché l’immagine dei capelli del Santo, stilizzata. All’accesso si notano subito ordine, pulizia e semplicità della lunga aula; il pavimento è uniforme in mattonato rosso, che indica semplicità e robustezza, solidità come i mattoni di tufo ordinatamente posti delle pareti laterali, le travi del soffitto della parete centrale, marroni, solidi, equidistanti tra loro. Il tetto è bianco e i muri alti della navata centrale di un giallo più intenso, quasi marroncino. Segmenti verticali dalle travi di cemento salgono verso il tetto. La diagonalità prevale e domina su una solida verticalità, grazie alle linee diagonali del tetto, che oltra a interrompere l’ascesa verticale dei pilastri, contrastano la verticalità dei piccoli segmenti, trovandosi esaltate. I pilastri, che congiungono alle travi in modo perpendicolare, salendo aggettano diagonalmente. Le navate laterali hanno un soffitto dalla linea ben diagonale, anch’esso bianco. Quindi abbiamo semplicità ma durezza e durevolezza dei materiali di una struttura squadrata, rigida, determinata poi dal dominio della diagonalità. A caratterizzare il muro di fondo c’è la statua di San Francesco su uno sfondo di mattoni rossi con motivi diagonali e romboidali. Tali mattoni impreziosiscono l’intero edificio, ospitano e glorificano il Santo, la cui vita è elevata a esempio del sacrificio e devozione a Dio rappresentati sin dalla facciata. Il Santo sorregge la croce, con la testa bassa; il colore della statua è marrone, modesto e naturale, ed è posta ben più in alto rispetto all’altare. Questo, marmoreo, si trova su una superficie rialzata da scalini solo frontali e non laterali, anch’essi in marmo, dando un senso di elevatezza e prestigio. La superficie dell’altare è di forma rettangolare, posta in modo da conferire rigore e austerità. La fonte battesimale è nella roccia, quindi nella pura e dura natura, nella massima semplicità, dignità e umiltà. Ai lati dell’area dell’altare la chiesa si allarga a formare una pianta a T, ricordando il simbolo del tau, che identifica la religiosità di San Francesco. Ai lati ci sono terrazzi come ali che si aprono, la luce di questi entra da finestre verticali, ed è forse la luce divina alla fine del cammino che la chiesa propone. Il ramo di destra ospita una cappelletta, mentre quello di sinistra, con statua della Madonna, dei banchi per assistere alle funzioni. L’impressione è di considerare la pianta a tau invece di quella a croce latina, poiché la chiesa è di San Francesco e a questi rivolta, al suo culto e santificazione, e indirettamente di Cristo per la venerazione del Santo a Lui; come nella statua principale, dove viene rappresentato principalmente il santo, portatore poi della croce di Cristo. Il finestrone ottagonale dall’interno è vetrata di colori celeste e giallo. In alto la navata centrale è percorsa da finestre che formano piccoli rettangoli di luce creando generale gioco di luci e ombre. Le finestrelle delle navate laterali sono quadrate, contornato dalla luce hanno un tau al centro. Le statue varie stanno a simboleggiare esempi di vita cristiana, di sacrificio, punti di riferimento per la vita modesta che il Cristianesimo propone. La chiesa, all’esterno, espone il fianco a un largo alberato piazzale pedonale, proponendo quindi la vita a piedi in armonia con la natura. Dallo stesso lato, dal fondo della chiesa si allunga un portico che include inizialmente l’area delle attività parrocchiali, e poi si estende a negozi e funzioni civili del quartiere. Esprime in tal modo la influenza della santità dell’umiltà nella natura e nel sacrificio, tipiche di San Francesco, sulle attività civili e sociali che diramano nella comunità. Disegna una società che nasce dai valori cristiani e con essi vive e si sviluppa, nei suoi vari aspetti e articolazioni.

Commenti

Post popolari in questo blog

Santa Maria Madre del Redentore

Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente

Nostra Signora di Valme

Proprio a Villa Bonelli, al di sopra della stazione ferroviaria, è sita la parrocchia di Nostra Signora di Valme, costruita negli anni Novanta del secolo scorso, inaugurata nel 1996. La facciata, di vetro, ha l’intenzione di presentarsi come di un edificio che sfidi le leggi della gravità e della fisica, della convenzione costruttiva, dell’ordine posizionale. La chiesa si propone quale forma inedita di costruzione, e quindi di luogo di culto, unica per forma e concezione, nella sfida ai criteri fisici e stabili. Così la sottesa concezione del culto e dell’architettura vuole essere nuova e originale, seppur fisica e presente. Un luogo completamente avveniristico e non decifrato, ma decifrabile, che si propone nella città e nel mondo; novità di forma protesa verso l’alto, inclinata a dare larghezza all’alto, all’avvenire, ad abbracciare future concezioni con grande disposizione. L’avvenirismo e la sfida geometrica terminano con la trave che sovrasta il vetro, lì posta a dare un tetto a

Sant'Enrico

Su una strada larga di Casal Monastero è situata la chiesa di Sant’Enrico, della parrocchia eretta nel 1989. Frontalmente, al posto di una facciata ha una profonda tettoia, alta, per gli esseri umani. Il significato di questa è che la chiesa è un tetto per i fedeli, è accoglienza, accogliente per riparare, alta perché capiente. La facciata è un tetto, così simbolicamente inteso. Vi è tuttavia un elemento architettonico: le travi di legno che sorreggono questo tetto. Queste travi non sono diritte a formare una forma di capanna o di luogo definito, bensì sono diagonali proprio a dare l’idea di sostenere, sostenere un tetto ampio. Oltre al tetto, anche tali travi sono facciata, esse dicono che la presentazione della chiesa, e la chiesa stessa, è elevazione di un tetto: la chiesa sostiene un tetto sotto cui i fedeli possono stare. Non visibile, diciamo nascosto, c’è l’edificio a destra della tettoia. Indica presenza di qualcuno, che consente e permette che la chiesa, a tante persone, fac