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Visualizzazione dei post con l'etichetta Roma SUD

San Giovanni Evangelista a Spinaceto

Lasciando Viale dei Caduti nella Guerra di Liberazione, a Spinaceto, non distante incontriamo la chiesa di San Giovanni Evangelista a Spinaceto. La parrocchia è stata eretta nel 1969. Da fuori dal cancello la chiesa è introdotta da un camminamento coperto che conduce ad essa. Conduce a essa, ad un muro concavo, che forma una curva, che ha dei sedili, e una tettoia a punta rivolta verso chi arriva, rialzata. Non vi è facciata, vi è questo muro dietro ai cui lati si entra in chiesa. Questo muro indica il punto d’arrivo di un cammino, lungo, riassunto e simboleggiato dal camminamento coperto. Questo muro di mattoni di tufo è ruvido per essere toccato con mano, come l’arrivo a un “luogo”. Gli stessi sedili e la tettoia ci indicano che siamo arrivati davvero in un luogo, potendo fermarci e sostare. La possibilità di sosta è la riprova di essere arrivati, con un cammino, a un luogo propriamente tale. Il muro di mattoni, che si estende ai due lati in forme curvilinee, è testimonianza del lu

Gesù Buon Pastore

Sul piazzale più grande, alla Montagnola, si impone la chiesa di Gesù buon Pastore, costruita nell’arco degli anni Cinquanta, consacrata nel 1959, visitata da due Papi nella sua storia. La chiesa ha un’impostazione normale, un corpo centrale e due navate laterali, più basse. Il corpo centrale, nel tetto, ha una punta con sopra la croce. Inoltre centralmente una striscia verticale accoglie disegni a mosaico. La striscia centrale indica certamente verticalità e la punta tendenza verso l’alto. L’alto cui punta questa chiesa è finito e non si collega direttamente ai cieli. Questo per la limitata pendenza della punta, per la stessa croce, materiale, apposta sopra, e per il disegno principale di Gesù, non proprio ambientato nei cieli, ma seduto con il vangelo e la mano aperta ferita. È quindi configurata l’elevazione della facciata ma con un finale, come di una essenza che termini in un certo punto. Forma di essenza che tocca un limite persistendo da terra, lunga elevazione, come in una f

Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola

Nel quartiere Ostiense, all’interno dell’Istituto Paolino, è sita la chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola. Frontalmente, la facciata si sviluppa in altezza, ed è in altezza che è concepita la chiesa. Essa vuole essere tempio che raggiunge i cieli di Dio e si propone di farlo con colonne forti che si innalzano. La cupola che si vede rappresenta la dimora del regno dei cieli, degli angeli e dei Santi. Le colonne, a sezione quadrata, sono di mattoncini, di marmo è l’architrave che le sovrasta. Vengono elevati e divinati anche i mattoni, che da materiale povero si innalza concettualmente e fisicamente a materiale degno del tempio di Dio. Questo per dare estrema dignità a tale umile materiale umano, usatissimo nel mondo e nella storia, quindi che assurge a elemento nobile e prezioso per tale casa di Dio. Il marmo è riservato alle zone alte dove proprio si rappresenta il regno di Dio, e il mattone sostiene il marmo. Di mattone però non sono solo le colonne, ma tut

Santa Maria Regina dei Martiri in via Ostiense

Per le lunghe vie di Dragona, tra palazzine e muri di cinta, troviamo la chiesa di Santa Maria Regina dei Martiri. La facciata di essa si presenta con la linea di una casetta, conformemente al caseggiato basso in cui è immersa. Indica postazione di fermata per gli abitanti, nella forma del posto. Può anche essere vista come una capanna, richiamando le origini di Gesù e l’idea di umiltà della Chiesa cattolica. Ma una capanna solida, come indica il costone di cemento armato che la caratterizza. Capanna e casa, postazione solida nel mezzo del quartiere della comunità. Il costone, sporgendo in avanti, è solidità architettonica della chiesa e per Dio, cioè la componente strutturale solida è nella disposizione della sacralità. La struttura si dedica allo scopo sacro, non solo all’apparenza e in eventuali orpelli. E solidità di struttura sacra. La struttura che vien fuori con la facciata è come un transfert, un collegamento tra la strada, quindi la vita terrena, quotidiana, e il luogo di

Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia

Giungendo a Tor Marancia dalla Montagnola, ci si imbatte nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, gialla esternamente. Frontalmente essa è divisa in tre segmenti con un tetto spiovente per ciascuno, segni di larghezza e grandezza di un’unica facciata, un’unica chiesa, edificio. La larghezza esprime la grandezza del sito. Il muro è abbombato, viene verso l’esterno e il tetto ha l’effetto di una forma sospesa. I muri, fermi, contengono quindi come una nube, una nube di essenza, di spiritualità, di presenza divina che si eleva fino al tetto come appoggiato e sospeso su essa, e si spiritualizza con la struttura astratta del lucernario, puntante verso l’alto. La chiesa è quadrata, alta, ed ha accessi su tre lati. Il lato posteriore è attaccato all’edificio della canonica. Vista dal marciapiede rende come struttura possente e larga, pure alta, improvvisamente grande alla vista del passante. Fa l’effetto di una grande grotta naturale in un ambiente naturale. Tale grotta na

Santissima Annunziata a via Ardeatina

Tra la viabilità dell’Ardeatino si incontra la chiesa di Ss. Annunziata a via Ardeatina. La facciata si presenta come un largo muro. L’entrata in tale muro è alla estremità di sinistra, a quella di destra altre due porte di legno. L’entrata non centrale, ma nel punto iniziale del muro, e la parvenza di esso come costeggiante una strada, fanno pensare all’accoglienza, lungo la via, di chi si trovi di passaggio e si soffermi a cercare conforto e, ancor più, spiritualità. Le altre porte fanno pensare a più attività nello stesso tratto di strada, ma c’è quella di accoglienza del fedele, l’entrata da sinistra. La tettoia che sporge sulla facciata è alta e mira in alto, diagonale, punta il cielo. Fisicamente, non ripara molto dalla pioggia e dalle intemperie, a farlo è la struttura, poiché verso dentro la tettoia si abbassa. Ripara piuttosto, puntando verso un punto molto elevato, da malesseri tanto alti quindi morali e spirituali. Il vetro orizzontale tra tettoia e muro di facciata

San Francesco d'Assisi ad Acilia

Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso.

Santa Francesca Romana

Quella di Santa Francesca Romana è una chiesa che si trova a poche centinaia di metri da Piazza dei Navigatori, via Cristoforo Colombo. La facciata di questa chiesa è bianca ed è caratterizzata da quello che non è un tradizionale rosone ma un rosone ideale, costituito da cerchi piccoli che lo compongono, disposti in modo simmetrico, a rappresentare che la luce, come la fede e la bontà di Dio, entra a piccoli raggi, è costituita da piccoli raggi luminosi, che insieme e con perseveranza formano la luce più grande, complessiva. Questo concetto permea tutta la facciata essendo essa spoglia e cioè liscia, e bianca come la semplicità di una vita semplice e onesta, pura. È marmorea a conferire al complesso dignità, come la scanalatura dell’arco dell’accesso. All’ingresso la chiesa è spaziosa, larga come lo è la navata centrale, che illude di essere unica navata poiché le laterali sono serie di nicchie tra loro collegate da archi, stretti corridoi. Il colore marroncino e le arcate grigie co

San Pio da Pietrelcina

Tra le strade e le palazzine del quartiere Malafede, con davanti un verde piazzale appartenente alla parrocchia, sorge la chiesa romana di San Pio da Pietrelcina, inaugurata nel 2010. In fondo al suo piazzale, essa ci appare piccola, bassa e larga, e dal campanile non troppo elevato. In questa struttura la larghezza domina rispetto all’altezza, nonostante la verticalità dell’arco centrale. La facciata è infatti composta di tre archi irregolari e tra loro asimmetrici, che dovrebbero rappresentare la Trinità, nella loro linea e disposizione: l’arco centrale e più alto, tendente all’altezza del cielo, rappresenta Dio, al centro della Trinità; alla sua destra, quindi alla sinistra dell’osservatore, un altro arco rappresenta il suo figlio Gesù; a destra dell’osservatore l’arco più basso ma più largo richiama lo Spirito Santo, e sotto di esso vi è l’entrata principale della chiesa, a ingresso trilitico e largo. La larghezza e bassezza dell’ultimo arco indica simbolicamente l’azione dello