Tra le strade e le palazzine del quartiere Malafede, con davanti un verde piazzale appartenente alla parrocchia, sorge la chiesa romana di San Pio da Pietrelcina, inaugurata nel 2010. In fondo al suo piazzale, essa ci appare piccola, bassa e larga, e dal campanile non troppo elevato. In questa struttura la larghezza domina rispetto all’altezza, nonostante la verticalità dell’arco centrale.
La facciata è infatti composta di tre archi irregolari e tra loro asimmetrici, che dovrebbero rappresentare la Trinità, nella loro linea e disposizione: l’arco centrale e più alto, tendente all’altezza del cielo, rappresenta Dio, al centro della Trinità; alla sua destra, quindi alla sinistra dell’osservatore, un altro arco rappresenta il suo figlio Gesù; a destra dell’osservatore l’arco più basso ma più largo richiama lo Spirito Santo, e sotto di esso vi è l’entrata principale della chiesa, a ingresso trilitico e largo.
La larghezza e bassezza dell’ultimo arco indica simbolicamente l’azione dello Spirito Santo, che, nel sacramento della Cresima, fa sì che entrino nell’ampia comunità cristiana una massa di uomini, rappresentata dalla larghezza e ridotta altezza rispetto a Dio.
A conferma dell’interpretazione secondo cui i tre archi rappresentino i componenti della Trinità vi è il fatto che i limiti di tali archi toccano e partono dal suolo soltanto alle due estremità di destra e di sinistra, e non nelle estremità interne di essi, sollevate da terra.
I vetri della facciata, sotto le linee curve e moderne di essa, danno all’edificio un effetto di splendevolezza e sacra lucentezza, e i pannelli bianchi posti verticalmente tra i vetri un’idea di rifrazione della luce, di ulteriore lucentezza, nonché un modo per distinguere il perimetro della chiesa, aiutando nell’ideale luce a distinguere tra l’interno e l’esterno.
Guardando ancora frontalmente, si può notare una sorta di gobba asimmetrica del soffitto, che vuole idealmente rappresentare una unica grande cupola che sovrasta e compone l’edificio. La asimmetria di essa indica la sua enorme grandezza ideale nonché la natura di Dio, che non sottostà a regole geometriche. Trattasi anche di asimmetria architettonica modernizzante e curvilinea.
Il campanile è basso e sembra essere distaccato dalla chiesa, tuttavia esso è aderente al retro e indica il richiamo deciso come discreto e diffuso dei fedeli.
La facciata di questa chiesa può anche ricordare la forma di un fiore, un fiore asimmetrico e irregolare. Il fiore indica che il Dio cristiano è anche il Dio della natura, ed è irregolare perché questo Dio non può sottostare, a differenza dell’uomo e della natura, a leggi fisiche e naturali.
Il piazzale antistante la chiesa ci fa capire che questa è destinata a una pluralità di fedeli, non solo ai residenti del luogo, essendo ritrovo di conforto a una quantità più grande di persone.
Il prato e gli ulivi di tale piazzale significano che la natura assoggettata dall’uomo è dominata come lui dallo stesso Dio, la quiete naturale offerta all’uomo è la quiete di Dio, e alla luce di tale concetto gli elementi naturali esprimono il tempo e la saggezza e la sacralità naturale, rappresentati dalla pianta d’ulivo e dal verde del prato. Dio si presenta all’uomo come natura e l’uomo rispetta e lavora la natura, poi soggetta come lui alla grandezza di Dio.
All’interno di questa chiesa domina il bianco del soffitto e del pavimento. Il soffitto è apparentemente uniforme, come una volta semicircolare. In realtà le curve dei tre archi esterni vanno unendosi progressivamente verso il fondo, curveggiando in questo processo di unificazione. Al lato sinistro la curva dell’arco resiste maggiormente dando vita a un ideale ambiente a parte, come una navata laterale. È comunque, il concetto espresso, quello di una unica cupola, larga ed estesa, non alta. Torna e si afferma l’idea di unico e trino: i tre archi si fondono in uno unico più largo e omogeneo, e le pareti laterali, concretizzando l’idea di una unica grande cupola, partono curvilinee unificando e formando l’unico arco del soffitto.
In questa costruzione di unicità resiste, come abbiamo detto, la curva dell’arco di sinistra, che, con il contributo di un controsoffitto sospeso e del tabernacolo posto in fondo, costituisce quasi una cappelletta senza pareti, dedicata al culto di Gesù Cristo. Questa leggera separazione, nell’unità dei tre corpi che si uniscono, attribuisce importanza, tra i componenti della Trinità, al figlio di Dio Gesù Cristo, esempio per i cristiani e per l’umanità, oggetto di un culto più diretto e sentito, più materiale, veritiero e concreto. Il crocifisso, all’interno della chiesa, è leggermente spostato verso destra, a spostare il centro di essa e a contribuire a rendere autonomo lo spazio di sinistra dedicato a panche distaccate osservanti il tabernacolo.
La lucentezza del bianco e la trasparenza del vetro conferiscono un senso di grandezza, oltre che di luminosità, di questa cupola simbolica che è la chiesa. Il lampadario coi suoi bracci e fari conferma e illumina il così costruito. La visione è quella di una cupola immensa in larghezza, dove la larghezza è da interpretare come la grandiosità ed elevatezza delle chiese sviluppate in altezza. Larghezza come altezza.
La verticalità è data solo dal pannello a destra della croce, quasi in corrispondenza del campanile che è il richiamo, e dall’arco centrale, che include il livello del coro, il quale spicca verso l’alto a decantare a Dio.
Per il resto è una idea di larghezza, da interpretare come massa e folla di persone toccate, alla stregua del culto del Santo cui il luogo è dedicato, Santo popolare di una grande massa di fedeli, e di umili genti.
Al lato destro degli scalini del presbiterio si trova scultura dorata della Madonna su legno e la fonte battesimale. Quest’ultima è sovrastata da una struttura di angoli retti che richiama l’entrata trilitica dell’edificio: come la Cresima, dal lato dello Spirito Santo, consente la confermazione e l’accesso alla comunità cristiana degli uomini, così i cristiani curano il primo accesso dei neonati, e anch’esso è ospitato, parallelamente, da un ingresso di porta ad angoli retti, prima costruzione dell’uomo. Struttura primaria e semplice a confronto con le linee curve e asimmetriche e indecifrabili che connotano la rappresentazione di Dio.
Vista da dietro, esternamente la struttura è composta da un unico arco largo, che definisce un’idea finale di unitarietà del culto cattolico, priva di personaggi e distinzioni.
Il simbolico portico posteriore sembra costituire parte del campanile: sembra che, ponendo in verticale tale portico, con a seguito il campanile, quest’ultimo si elevi smisuratamente, a costituire un richiamo elevatissimo per una vera moltitudine di gente cui è destinato questo luogo di culto.
Le palazzine del quartiere in cui la chiesa è collocata sono basse e dai balconi massicci, che ancora rendono l’idea di posizione di più persone in larghezza. Anche un vasto prato urbano nelle vicinanze.
Per ulteriori foto su questa chiesa:
https://www.chiesemoderne.it/portfolio/s-pio-da-pietrelcina-malafede/
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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