Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio.
Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi.
Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente raggiungere e che idealmente raggiungiamo, con una condotta espressa dalla punta più bassa, offerta dall’organizzazione sociale.
Allo stesso modo, da un piccolo gesto nasce e si raggiunge un concetto elevatissimo, si contribuisce a toccare il bene alto e futuro.
La punta della guglia non ospita un crocifisso, ma è composta dai due termini dei lati che geometricamente la formano. Come a voler ospitare un uomo in piedi, volendo dire che il fine sociale è quello di portare l’essere umano a tanta altezza.
L’apice non è qui l’esempio di Gesù, ma un punto da raggiungere elevando a livello terrestre la nostra vita ed esperienza.
La struttura a punta è a gradini, ai due lati predisposti, come a rappresentare una metaforica scala per arrivare all’ideale umano rappresentato. Tale scala è ripida, come il percorso della vita è in salita, con fatiche e difficoltà da superare, necessarie per raggiungere la vetta. Proprio Gesù ci consente, con la redenzione, di salirla se muniti di fede.
In basso, i lati della facciata sembrano allargarsi lateralmente e conferire una base allargata di una struttura in cui domina la punta. Tali pareti sono in realtà solide e da vicino non sembrano un allargamento diagonale, bensì dritte pareti orizzontali e rette su cui la struttura diagonale poggia, di cui sono base. La forma diagonale è quindi la vita umana che poggia su una forma più quadrata e regolare, che è la base della vita in natura, l’organizzazione basilare della natura stessa.
Il cemento leggero dà solidità a una struttura plastica che esprime movimento.
Di lato, il tetto della parete esterna laterale, che divide base quadrata e linee di muri diagonali, è indicato con il colore rosso. Colore del sangue, quindi della vita. Sofferenza come elemento imprescindibile della vita; identificazione tra le due cose.
Davanti all’entrata è presente una tettoia esterna sotto cui prepararsi, riparati, quindi accolti, per entrare nel tempio del Signore.
La linea dell’entrata è formata da pareti leggere e finestre e vetrate reticolate che costituiscono limitazione di spazio sacro, leggera in quanto sacro. È una linea leggera ma consistente, di confine tra spazio sacro e contesto esterno, profano.
Da dentro il soffitto appare come una salita da salire in due direzioni tendenti a un centro. Grande, il Cristo crocifisso domina il fondo, per osservarne la condizione nell’intraprendere il cammino. Ai suoi lati, più piccole, le sculture di Giuseppe e Maria. Questi sostengono il Cristo, sono i primi esempi della assistenza, del rispetto e della venerazione di Lui, il Redentore.
La pianta è quadrata ma l’entrata dallo spigolo la rende obliqua, come un rombo plastico poggiante sul solido perimetro quadrato dei muri che la delimitano.
La simmetria è evidenziata dal tetto che è diviso in due da una lunga vetrata centrale, che ricorda i due apici esterni della struttura.
Il soffitto fa pensare a una scala esterna e interna, come se potesse essere scalata arrampicandosi. Il punto d’arrivo è sempre l’ideale espresso esternamente, ed è una via tra la vita pratica e l’ideale o verso il futuro. La punta della chiesa, infatti, non è centrale alla pianta ma è un punto ideale del perimetro, il percorso delineato dal soffitto va verso un suo centro in alto.
La divisione dell’edificio in due parti, destra e sinistra, come espressa dalla guglia a due estremi, è percettibile e fattuale. Questa ci fa pensare all’incontro tra due parti, necessario per la fondazione di una società, esprime la necessità dell’incontro per il raggiungimento di fini collettivi e sociali, alla base della realizzazione umana.
Fa pensare necessariamente al matrimonio, la prima forma di società umana, e sacramente riconosciuta.
Al pulpito si sale per mezzo di due scalette, esso è un punto rialzato nella collettività, per un umano che si eleva alla folla per predicare, al di sotto della grande statua, della testa del Cristo.
Ai due lati, i muri perimetrali della base quadrata non arrivano a terra, e si dispongono, con la loro forma, a mo’ di tende che separano l’ambiente. Danno vita infatti, a spazi triangolari dove si accentua l’obliquità dell’interno. Questi spazi sono di fatto interni alla chiesa, ma apparentemente esterni al luogo di culto. Spazio di chi, non appartenente alla comunità, ruota intorno a essa cercando contatto e riparo. Sono come altre nicchie di venerazione, al tempo stesso separate e inglobate nella struttura principale.
L’ altare è in legno, come i confessionali e i banchi. Il legno è lavorato apparentemente da una comunità tribale, ordinata e composta come i palazzi disposti nella periferia. In questo modo la comunità, figurata come una tribù, usa il legno, materiale fornito dalla natura per l’uso e l’adattamento. Mezzo per la fondazione e formazione del cammino. La collettività che fa capo a questa chiesa, costruisce gli accessori del suo tempio e vede l’alto, l’ideale umano, e propone di raggiungerlo. Questa è chiesa di società costituita e organizzata.
Fuori dalla chiesa c’è la statua della Vergine, essa può essere venerata al di fuori del luogo di culto, di ogni concezione, ed è semplice e presente, nei pressi della casa del Signore.
I palazzi alti al di fuori della chiesa sembrano presentarsi al cospetto di essa e a loro è rivolta. Tra i palazzi il centro commerciale, esempio di socialità umana e indicatore di struttura sociale.
Per ulteriori foto su questa chiesa:
Internandoci da via di Passolombardo, vicino all’Università di Tor Vergata, troviamo la chiesa di colore celeste di Santa Margherita Maria Alacocque. Nella sua forma, con la croce in mezzo, essa ricorda una postazione della Croce Rossa. Il senso è che trattasi di luogo fisico dove si curano le anime, gli uomini, dalle ferite morali e spirituali, come in un ospedale da campo. Ferite gravi curate d’urgenza e con devozione e spirito missionario. Ospedale delle anime e dello spirito, cure dall’oggi materialista. È di colore celeste innanzi tutto perché un ospedale delle anime e delle ferite spirituali è una specie di paradiso in terra, nel senso che vi avviene l’esposizione alla gloria di Dio. È luogo celeste perché cura lo spirito e l’anima con la celestialità, la beatitudine, la beltà di Dio che sono in esso. Inoltre, in esso, nella sua attività, avviene l’esercizio delle azioni sante degli uomini, e anche in questo senso è luogo paradisiaco. Detto quanto esprime immediatamente il colo...
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