Su una traversa di via della Pineta Sacchetti, tra strade ordinate del quartiere Trionfale, sorge la chiesa circolare di Gesù Divino Maestro, consacrata nell’anno 1967.
Anche essendo di pianta circolare, la chiesa presente distintamente una facciata, con una iscrizione e tre porte, contornate da marmo bianco. Tale facciata non interrompe la linea curva dell’edificio, ai lati di essa questo è rivestito in pietra bianca ruvida che esprime forza e protezione dell’interno.
Dal tetto si deduce la linea di un cerchio imperfetto, per via della punta che sporge centrale. Questa indica il punto di vista dell’uomo nella vita rappresentata come un cerchio, la vita offerta da Dio nella religione e spiritualità. Idealmente dal lato opposto c’è il punto di vista di Dio che la vita dirige e prospetta. La punta quindi esprime la visuale dell’uomo sulla vita cristiana che a lui si espande e rivela. La forma che si intuisce, nel cerchio con la punta del tetto, ricorda quella di una goccia, ma anche quella di un’arca un po’ larga.
La figura del cerchio e la connotazione della punta frontale con la struttura campanilistica conferiscono all’edificio un aspetto futuristico, e anche somigliante a oggetti volanti di civiltà più evolute. Nel futuro più tecnico e tecnologico Gesù ci accompagna e ci guida come Maestro.
La facciata ricavata nella linea circolare ci indica vicinanza a noi di questo futuro, essa è la connessione tra esso e noi. Il marmo è materiale abituale terrestre e i gradini sono bassi e di colore rosa, dotati in alto di un passamano quindi facilmente accessibili perché siano ospitali all’uomo, perché consentano l’accesso al luogo ai fedeli umani e terrestri. La superficie davanti alla scalinata è superficie urbana tipica, precedente alla strada e in sampietrini, pavimentazione a metà tra lo stradale asfalto e un mattonato particolare. Solennità dei sampietrini nella città in cui la chiesa è sita, Roma, per una chiesa futuristica.
Per il tramite di Gesù, di cui c’è una statua, Dio ci aiuta e ci dirige ad entrare a comprendere un futuro e un mondo più avanzato che ci compete e ci aspetta. La facciata e l’accesso sono quindi di un luogo di culto terrestre, in un edificio che richiama a un futuro fantascientifico.
Il battistero, separato dalla chiesa ma collegato a essa, mantiene la forma originale, il cerchio della perfezione divina e del futuro, sintetizzando tali concetti. Ancora a rivestirlo pietra bianca e ruvida, che fortemente protegge il locale interno. È staccato dalla chiesa per la diversità di funzione e nella perfetta purezza del battezzato che da lì poi accede alla vita cristiana, è struttura divina senza imperfezioni di un punto di vista umano. Il collegamento è costituito da vetri che indicano un passaggio aspaziale e temporale dalla nascita alla dimensione della collettività cristiana.
Sopra il tetto, dalla cupola conica si erge una struttura triangolare come un campanile di architettura moderna, che arriva in alto con linee diagonali e immediate, a formare la punta, dio tre triangoli. Tale campanile sta a significare una struttura futura, che si elevi fin dove può arrivare, nello spazio e nel tempo, e in cima ad esso, sul triangolo, c’è la croce, e la composizione è comprensiva di cinque campane che con esso si innalzano.
All’interno, al centro del cerchio c’è l’altare su una piattaforma bianca, sotto la cupola vetrata a forma di cono. La pianta della chiesa principale non comprende tutto il cerchio, ma è una buona fetta di esso, la parte restante è dedicata alla cappella feriale, dietro al muro curvilineo rappresentante Gesù.
La sala quasi circolare richiama un ambiente futuro o futuristico, l’altare al centro è illuminato dalla luce proveniente da un cono di vetro, come una luce divina e pure intergalattica.
Travi alte di cemento, che partono dai pilastri perimetrali, convergono al buco centrale del soffitto, ossatura dell’ambiente che richiama un ufo.
Alle spalle dell’altare c’è il grande Cristo a mosaico, dorato e azzurrino, evanescente, immateriale come una immagine al tempo stesso angelica e di proiezione materiale.
Le alte vetrate orizzontali perimetrali, sottili, sono come le finestrelle di una navicella, allo stesso modo l’accesso di questa è indicato con vetrata azzurra larga e rettangolare, luce in proiezione dell’entrata.
Nel cerchio d’accesso della luce sopra l’altare è collocata una struttura che fa pensare al teletrasporto cinematografico. Dall’alto Dio infonde la sua Santità sugli offizi dell’altare, sacralizzandoli in un tempo futuro e ignoto. Il vetro colorato del cono superiore indica la dimensione spaziale sopra al tetto, la collocazione dell’ambiente nello spazio-tempo variante.
Il legno del muro perimetrale è di pannelli verticali a striscioline, a rappresentare una parete leggera ma consistente, come di un altro materiale e fattura.
La fonte battesimale è connessa all’aula da un’entrata rischiarata e illuminata. Accesso dall’interno, protetto e traslato, al mondo della fede cristiana.
Il rialzo del cerchio intorno all’altare forma il presbiterio, distinto dal resto, dalla sala quasi circolare.
Il fatto che l’aula non sia un cerchio completo fa pensare che la struttura futura, la “navicella” rappresentata possa avere motori e meccanismi, un suo funzionamento. Non si riduce a perfetta forma circolare ma ha un suo funzionamento.
L’altra parte del cerchio è dedicata alla cappella feriale, i cui mattoncini ruvidi evocano luoghi storici, sotterranei o cantine della città. L’area è idealmente divisa in due parti, i faretti la ricollocano come pertinenza della “chiesa-ufo”, come l’aspazialità della parete di fondo che idealmente si collega alla più grande aula adiacente.
È comunque un ambiente a parte, connotato dalla materialità e presenza sulla terra, punto di connessione del percorso che porta ai concetti della cappella principale.
All’esterno, l’aspetto fantascientifico della chiesa è mitigato da palazzi che la attorniano e danno l’idea di una struttura complessiva. L’edificio è collegato a palazzi parrocchiali che indicano il collegamento terrestre ad esso; la sua concezione non è staccata dalla vita terrena e dall’architettura comune. La struttura terrena la collega, espande e sorregge, collabora con essa.
Da lontano, isolando visivamente la chiesa di Gesù Divino Maestro, essa ci appare come un ufo sceso tra noi; collegamento tra passato, presente e futuro.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
Mi piace molto l'accostamento leit motiv con l'idea di un salvatore che viene da lontano e che appartiene al futuro.
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