Affacciata sulla via Appia Nuova, nei pressi delle Capannelle, vi è la chiesa romana di Sant’Ignazio d’Antiochia, risalente agli anni Cinquanta del ventesimo secolo.
La sua facciata presenta un tetto spiovente con in cima una sorta di piedistallo, una sporgenza che si sostituisce alla punta. La linea semplice di questa facciata fa pensare che questo luogo sia stato voluto come luogo esistente di culto di questo Santo. Si è voluto cioè creare un ambiente per questo scopo. Ecco che i muri laterali salgono a dargli elevatezza, circoscrivendo il perimetro, e come dall’alto viene posto un limite, il senso del tetto da un elemento piatto che lo chiude, gli dà un termine. Mentre si formava questo luogo, la casa per il Santo, esso riceve la limitazione e legittimazione.
Proprio al di sotto di questo termine vi è la statua bianca di Gesù. Questi, il Signore del Cristianesimo, legittima al Suo culto la chiesa, gli dà la identità di luogo cristiano definendola. Sotto di Lui i tre archi la nobilitano a luogo sacro e bello, e bello spiritualmente.
I tre archi sono apposti al centro e rappresentano tutto un ideale perimetro di archi, simbolicamente adornano la chiesa tutta, che così è casa del culto di Sant’Ignazio, abbellita interamente.
Oltre alla presenza di Gesù, a legittimare il culto cristiano dell’edificio, abbiamo il nome del Santo ben visibile, scritto sulla sporgenza orizzontale, intestazione della chiesa. È questo, in Roma, nella cristianità, il luogo dedicato a questo Santo, nella venerazione e culto di nostro Signore Gesù Cristo.
Il colore della chiesa ricorda reperti archeologici, terra del colore di Antiochia, dove la civilizzazione è antica e manifesta. Vicinanza a tale regione con la instaurazione di questa “pietra”.
L’aula non è ricca, è un parallelepipedo di pareti bianche, lisce e alte. Queste propriamente stanno a formare un luogo chiuso. In fondo un ambiente più piccolo contiene presbiterio e organo, ed è come una abside grandissima.
Il luogo è formato dai muri; questi, bianchi, danno chiusura e devozione. Solo in alto essi sono leggiadri e denotanti arte: trii di piccoli archi con vetrate colorate, lateralmente, li contraddistinguono in altezza. In altezza, finalmente, le pareti esprimono la finalità sacra del loro compito. Dall’alto si individua questo come luogo oltre che sacro e silenzioso, di una sacralità più intensa e legittima, e di bellezza ecclesiastica. La chiesa insomma è modesta e svolge la sua funzione, ma non gli mancano infine elementi artistici e decorativi, di bellezza e opulenza che sente dovuta nel contesto ecclesiastico.
All’occhio non arriva la bellezza e la grandiosità, perché ci si occupa degli scopi del Cristianesimo, si vive seguendo gli insegnamenti della religione. Poi, in alto, non mancano la bellezza e la gloria di una chiesa e del Santo, di un tempio di Gesù. La chiesa acquista grandezza.
Il luogo del Santo è quindi sostanzialmente costituito dei due muri che lo connotano, alti ma chiusi, con le arcuate decorazioni per non dar luogo proprio a una scatola. Il soffitto ha ondulazioni in corrispondenza di ogni trio di archi, come semplice accorgimento decorativo che conferma quanto questo sia nato proprio per essere legittimamente un posto nel mondo religioso e sociale.
Al di là di un muro divisorio che si apre ad arco, come anticipato, abbiamo un altro ambiente che contiene le sedute per i chierici e le canne dell’organo, ed è simbolicamente il luogo, nel luogo, dove risiede il Santo. È la definizione, con la espressione di un altro luogo, che questo edificio, come si diceva, è volutamente il luogo per questo Santo. Nel luogo voluto per questo Santo, con tale abside si esprime che questo è il luogo per questo Santo. Per questo è come un’abside che si amplia approfondendo. Per questo il piano rialzato che la contraddistingue, tipico di un presbiterio, viene avanti uscendo dalla sua area e supera il confine dell’aula, dove è posto l’altare. L’altare è della chiesa, per il culto dei fedeli, e dei sacerdoti. Lo spazio dietro di esso è simbolicamente la rappresentazione di uno spazio del Santo, quale finalmente esiste in Roma.
Questo spazio è tuttavia occupato con le sedute e con l’organo, è ad uso dei sacerdoti; questi adoperano la tradizione del Santo e il Santo non invade la persistenza della religiosità cristiana.
Sulla parete di fondo di questa sorta di abside vi è un mosaico che raffigura, elevata, Maria col bambino, il Santo come intermediario con la terra. In una semplice rappresentazione c’è tutta la personalità e lo scopo di S. Ignazio: intermediare con Gesù, con Maria, quindi con Dio, intermediare coi Cieli, e per questo il suo luogo, qui sta il suo culto. Per i fedeli vi sono banchi fitti per tutta la larghezza dell’aula, non troppo comodi, a occupare lo spazio, per una cristianità attiva, spedita, alacre.
Dopo queste espressioni, nella chiesa si vengono a notare varie icone, statue, di messaggeri e intermediari del Cristianesimo. Nell’entrare una grande croce, essenziale, prende la veduta, a intimare che l’esempio è il Cristo; il Cristianesimo è Dio in Cristo, e la parola di Gesù è la principale fonte d’ispirazione e quella che si segue.
Fuori, due alberi adulti sono piantati di fronte alla chiesa. Questa chiesa vuole restare sul terreno come pietra rimanente, assimilandosi con la natura del luogo, diventare elemento naturale del territorio.
Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso. ...
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