Giungendo a Tor Marancia dalla Montagnola, ci si imbatte nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, gialla esternamente.
Frontalmente essa è divisa in tre segmenti con un tetto spiovente per ciascuno, segni di larghezza e grandezza di un’unica facciata, un’unica chiesa, edificio. La larghezza esprime la grandezza del sito.
Il muro è abbombato, viene verso l’esterno e il tetto ha l’effetto di una forma sospesa. I muri, fermi, contengono quindi come una nube, una nube di essenza, di spiritualità, di presenza divina che si eleva fino al tetto come appoggiato e sospeso su essa, e si spiritualizza con la struttura astratta del lucernario, puntante verso l’alto.
La chiesa è quadrata, alta, ed ha accessi su tre lati. Il lato posteriore è attaccato all’edificio della canonica.
Vista dal marciapiede rende come struttura possente e larga, pure alta, improvvisamente grande alla vista del passante. Fa l’effetto di una grande grotta naturale in un ambiente naturale. Tale grotta naturale, essendo grande può avere più accessi e svilupparsi in un contesto geologico.
La scultura della Madonna, sulla facciata, è piccola e centrale, a simboleggiare nella piccolezza una visione e nella centralità la presenza dominante.
La striatura cromatica composta dai mattoncini è di colori chiari e riscontrabili in natura, in una terra malleabile come quella delle grotte, anche bucherellata per indicare superficie terrosa, rocciosa con cavità. La grande cavità è la grotta, è abbombata per rendere la cavità, e si può vedere girando intorno, quindi è una grotta pluridimensionale.
Si potrebbe dire una cupola, una cupola naturale a Dio, cupola piena, densa di spiritualità.
Tale cavità avrebbe tendenza accentrata. L’edificio alle sue spalle riprende il colore chiaro naturale, componendo, sui muri, dei quadrati. Una struttura squadrata che rappresenta la urbaneità della collocazione naturalistica, connessa a una grotta nel contesto cittadino rappresentato dai quadrati e dalla squadratura.
Il campanile è alto a indicare la importanza della chiesa, e il fatto che costituisca un richiamo vero per i fedeli, di tale divinità e spiritualità naturale esistente nella città, tra le strade trafficate. La chiesa è infatti a un incrocio, con un semaforo.
La rudezza dell’ambiente naturale di una grotta è espressa dalle scale che vi danno accesso, dirette dal marciapiede e senza sedili per sedersi o per sostare.
La tettoia dell’entrata è un segmento di circonferenza che indica sospensione e tensione verso l’alto.
A tendere verso l’alto c’è soprattutto il lucernario, con forme e tendenza stessa a esprimere spiritualità nell’astrattezza e coi vetri il collegamento a Dio, la cui luce e gloria entrano all’interno, da una sua entrata privilegiata.
La panchina si trova, ma, come accede in natura, non è immediata, è nascosta alla vista e dà le spalle alla chiesa. Da essa si ammira il contesto dove questa è collocata, come fuori da una grotta, in cui parte di essa è l’ambiente che la circonda. Si vedono tanti alberi, uno spiazzo per le auto, nel viale antistante l’entrata. Un breve scorcio della foresta che è la città, tra natura e artificialità.
L’interno dà subito un’idea di spazio: in altezza, in larghezza, e anche in profondità, per il bianco della parete di fondo. Questa è divisa in tre parti con tre altari, dominante la figura del Cristo. Le altre sono di un marrone più scuro dell’esterno, e rendono la riproduzione di un ambiente di grotta, anche umida, comunque ampia. Queste pareti sono bucherellate in un effetto naturalistico.
La parete bianca rappresenta la divinità della grotta, parete da Dio occupata, e da Gesù suo figlio: nell’altare centrale il grande crocifisso, un altro più moderno all’altare di sinistra e tabernacolo a quello di destra. È proprio il culto di Gesù figlio di Dio.
Lo spazio parietale si sviluppa in altezza, è grotta di Dio. Il tetto è bianco con travi grigie verso il centro, al buco naturale dove accede Dio, la luce di Dio; la grotta è illuminata da Dio e tende da sé a Lui. La grotta dove appare la Madonna è del Signore, è Sua la presenza che la pervade e l’essenza di cui è colma.
All’angolo di destra troviamo la statua della Madonna e a quel di sinistra un crocifisso. Sulla parete d’accesso, e in parte sulle laterali, stazioni della Via Crucis come se poste dall’uomo, di forma ottagonale. Anche tale forma ci ricorda, oltre la pianta della chiesa, il fatto che essa è costruita dall’uomo, è un edificio nel contesto urbano, nella giungla cittadina.
Gli altari sono in spazi internati al muro, a rendere realisticamente l’idea di una spelonca, che può avere al suo interno altre più piccole cavità. Lo stesso fa la divisione in tre parti degli scuri altri muri perimetrali per mezzo di pilastri grigi: vi sono più cavità nel perimetro, e anche più entrate. Con lo stesso significato linee diagonali formano nicchie dove sono poste le statue dei Santi. Nell’ambiente naturale santificato a Dio esistono altri anfratti e hanno spazio culti di una stessa ma distinta spiritualità e venerazione.
Dall’alto entra la luce gloriosa del Signore, perpendicolare al centro. I banchi sono bassi e danno un senso di precarietà, gracilità, di fronte alla realtà di Dio nella natura, espressa da questo luogo.
Le entrate laterali sono di un legno più solido, di forma più diagonale, come di un intervento umano più deciso di accesso alla grotta, col mantenimento della spiritualità della stessa.
Al termine dei muri laterali due aperture trilitiche indicano la istituzionalità di accessi al luogo sacro, per la sua cura e contestualizzazione nell’ambito della Chiesa di Dio.
Le canne metalliche del muro d’entrata ci rivelano infine che si tratta di luogo artificiale, indicando nel contempo la spiritualità della cavità divina.
All’interno si comprende come la Madonna piccola esterna sia stata un’apparizione, dato che la chiesa è di Dio, e materialmente la figura di Gesù ne è protagonista.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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