Nel quartiere Ostiense, all’interno dell’Istituto Paolino, è sita la chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola.
Frontalmente, la facciata si sviluppa in altezza, ed è in altezza che è concepita la chiesa. Essa vuole essere tempio che raggiunge i cieli di Dio e si propone di farlo con colonne forti che si innalzano. La cupola che si vede rappresenta la dimora del regno dei cieli, degli angeli e dei Santi.
Le colonne, a sezione quadrata, sono di mattoncini, di marmo è l’architrave che le sovrasta. Vengono elevati e divinati anche i mattoni, che da materiale povero si innalza concettualmente e fisicamente a materiale degno del tempio di Dio.
Questo per dare estrema dignità a tale umile materiale umano, usatissimo nel mondo e nella storia, quindi che assurge a elemento nobile e prezioso per tale casa di Dio.
Il marmo è riservato alle zone alte dove proprio si rappresenta il regno di Dio, e il mattone sostiene il marmo. Di mattone però non sono solo le colonne, ma tutta la costruzione, col marmo in cima.
Questa costruzione è concepita idealmente come chiesa di quartiere, storicamente quindi una chiesetta tra le case. Essendo però il quartiere fatto di palazzi e palazzine a più piani, massivamente urbanizzato, ecco che la chiesa si innalza, al tempo stesso forte e stabile, e da chiesa di quartiere si nobilita, con le sue dimensioni, e assume la pianta a croce greca, come le più antiche basiliche, storicamente così concettualizzate. Raggiunge tale dignità, si aggancia a quella idea, e di chiesa di quartiere rimangono i mattoncini e il colore del muro, di manufatto.
La forma innalzata, i pilastri, vogliono suggellare, rappresentare, un Novecento che si sappia far ricordare, che sia ancorato alla tradizione dell’Ottocento, e linearmente ai secoli del passato. Tale sguardo al passato si compie nella prospettiva di essere tempio per il futuro, di un Novecento che è stabilità classica e valevole, vitale e viva, come espressione di valori veri e vissuti, che possono resistere nel tempo e proiettarsi verso il futuro.
La parola tempio per questo edificio anche perché esso richiama edifici istituzionali di stati del continente americano, e a quello stile richiama, essendo però adibito a funzione cattolica. Quindi abbiamo una laicità degli schemi sette/ottocenteschi che si prestano a essere consacrati al Dio cattolico.
Gli Apostoli sono esseri umani, come i mattoncini si elevano a Santi con la vicinanza di Gesù, e la Madonna si eleva tra essi come Santa e madre di Dio. La croce greca rappresenta la tradizione ai tempi degli apostoli, che ininterrotta prosegue nei secoli e nei secoli. Qui è nuovamente rappresentata e vuol costituire casa di questi antichi Santi, per il futuro, in Roma. La cupola e l’altezza esprime, infatti, il nesso coi cieli, collegamento fisico tra uomo e Dio.
Nell’interno prevalgono il marmo e gli archi a tutto sesto, ci sono tre altari alle tre estremità della croce, quattro statue sui pilastri della stessa forma: abbiamo l’Arcangelo Gabriele, Gesù crocifisso, Madonna con Bambino, San Giuseppe.
Il marmo è chiaro, i banchi sono rivolti verso l’altare principale, il lato d’ingresso ha più spazio, è come un atrio con cui l’entrante è “spettatore” della casa di Dio.
Il luogo vuole proprio essere dimora dei Santi e per gli Apostoli, per Dio stesso. È prezioso il rivestimento e la forma di croce è evidenziata dall’attenzione rivolta agli altari e dalle quattro statue sui pilastri.
Le alte volte a botte richiamano un’ambientazione celeste con forme tondeggianti, quindi rivolte stabilmente e ripetutamente verso l’alto, e di forma perfetta. Con le statue, anche gli affreschi confermano tale indirizzo.
Più a terra, le quattro statue sono il nesso tra vita celeste e terrena, nonché momenti della esistenza della Madonna. La chiesa è rappresentazione di un angolo celeste: dalle statue in basso, collegate ai fedeli, si connette verso l’alto, dove raggiunge i Santi e Dio.
Nella cupola semisferica ci sono rappresentate fasi della Santità della Madonna, nella cupoletta più alta domina il colore celeste a rappresentare la Sua divinità con quella di Dio. Il marmo dà dignità e rispetto all’edificio, lusso e ricchezza non materiale.
Se all’esterno si trovano riferimenti concettuali laici, dentro vi è una totale resa di ambientazione divina, di culto assoluto, e per i fedeli c’è l’altare principale per le funzioni, cui tutti i banchi sono rivolti. Manca un concetto di appartenenza ai fedeli della chiesa, che è luogo sacro dedicato ai Santi.
L’altare è dignitosamente sistemato, con spazio più largo e marmi, lumini, tabernacolo, per le funzioni, la chiesa è utilizzata come tale per i fedeli che partecipano, ma essi sono investiti della gloria e della dignità di Dio e dei Santi, nel culto della Madonna. A coniugare la concezione pratica a quella propria c’è il dipinto dietro l’altare principale, rappresentante la Madonna elevata sopra gli Apostoli, il vero nome della chiesa, il culto cui si è dediti.
Pensando all’esterno possiamo sostenere che la comunità, come società laica, abbia impostato un luogo per il culto del Signore, dedicato alla Madonna e agli Apostoli di cui è Regina, ma all’interno tale luogo è culto e rappresentazione della divinità, casa del Divino, nell’armonia del quale si esprime tanta santità raffigurata.
I dipinti fanno esplicito riferimento a Maria, ma l’ambiente pare più virile e riproduttivo di ambiente di Lei con i Santi Apostoli, più Santi tra tutti i Santi. Gli Apostoli qui sono partecipi, è come se siano loro ad elevarla, nel loro ambiente la innalzano e glorificano e difendono.
Noi uomini, nel nostro ordine organizzativo, edifichiamo un luogo che dedichiamo a Dio nel culto della Madonna, nel contesto storico del gruppo degli Apostoli, che sono l’apoteosi della santità.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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