Tra l’Appia nuova e la fermata e capolinea di Arco di Travertino, troviamo, dal 1981, la chiesa di San Gaspare del Bufalo.
Questa in alto presenta un vistoso rosone moderno a forma di occhio. Forma moderna, questo ricorda l’occhio di Dio che tutto vede, le azioni più piccole e i pensieri e le intenzioni e ogni cosa esistente sulla terra e oltre.
La facciata ha la forma di triangolo, che appunto ricorda la forma di Dio come rappresentato e immaginato, quel Dio assoluto che governa l’universo, l’esistente e la vita degli uomini.
Nel triangolo è inserita questa forma di occhio, a rappresentazione di questo Dio che si vuole intendere. Verso l’osservatore il tetto verde è inclinato a replicare il triangolo, forma del Dio perfetto in quanto Dio, essere esistente.
La croce posta sulla cima dice che in nome di Dio veneriamo Cristo e viceversa, Cristo per la collettività, per la umanità, è la proiezione del Dio cui si crede, Dio stesso che viene venerato e fatto protagonista di culto religioso.
È una struttura di cemento armato a formare geometricamente il triangolo, per ben rappresentarlo e renderlo visibile. I due costoni spessi di cemento formano tale figura e si sovrappongono al tetto, che scende, di colore verde.
La chiesa è contornata di verde, siepi e piante ne circondano il nascere strutturale. Il verde del tetto, con quello delle piante, esprimono il concetto di forma naturale di questo edificio, che come un albero, quale struttura si trova tra la natura e naturalmente emerge tra il verde.
Si indica anche che il triangolo, come forma che rappresenta Dio, è naturalmente concepita, è concezione che come il pensiero viene dalla natura, naturalmente ragionando.
È quindi palese la finzione che la chiesa si trovi nel verde più incontaminato ed emerge come opera della natura. La mano dell’uomo è natura stessa.
La statua del Santo accoglie chi sta per entrare, in cima a una piccola scalinata. È esempio umano e mostra la croce, per ribadire che il Dio è Cristo, è in Cristo, ed è ciò per cui viene Cristo e che predica Cristo. Il Santo in quanto tale è all’ingresso, testimonianza di virtù per i fedeli, nel nome di Cristo e del Dio assoluto.
La chiesa è larga e alta, il soffitto grigio in cemento si eleva altissimo, in fondo vi è l’altare e i tanti banchi sono disposti a semicerchio.
In alto l’occhio forma una luce che non raggiunge terra, resta illuminata la parte in alto non accessibile alla vista.
La luce dell’occhio rappresenta la luce stessa di Dio, inarrivabile all’uomo ma splendente in alto sopra di lui. Questa luce splende e il soffitto sale in cemento scanalato, che fa salire le preghiere, il sentimento e le buone azioni in alto verso lo stesso Dio luminescente e grande.
Le grandi scanalature e la grandezza del perimetro fanno pensare a una corposità di buone azioni e intenzioni rivolte a Dio, indice della fedeltà della comunità cristiana agli insegnamenti di fede e di bontà.
Vanno verso un unico punto che è proprio dove si trova il Dio esistente. Lì vi è la luce che non si tocca ma rappresenta al tempo stesso la Sua presenza e la Sua superiorità e grandezza.
Prima dei pilastri cementifici del soffitto, il muro è bianco e tra esso e cemento ci sono fine vetrate orizzontali. Queste danno e rappresentano l’idea di trovarsi in un luogo chiuso, costruito dall’uomo, ordinariamente con pareti, soffitto e pavimento. Ridanno una collocazione ambientale normale al luogo, votato alla spiritualità e ascendenza verso Dio.
Rilievi su una parete di sinistra narrano la Via Crucis con forme stilizzate, forme della natura, primarie, immediate, tribali.
Le vetrate sono poi concentrate dietro l’altare, ad angolo, a impreziosire la presenza di Cristo e il culto di Dio, dando vita a una sorta di nicchia “materialmente” sacra.
L’altare è nel punto più basso, ovvero il pavimento è in discesa verso di esso ed esso è al centro. Tale posizionamento è indice della aspazialità di Dio, che supremamente è messo nel punto più basso, inteso come picco, o apice, da cui centralmente può essere visto, irradiare la sua gloria, centralità e importanza massima.
Ai due lati le vetrate lunghe salgono ad elevare la presenza stessa di vetrate, che qui danno valore di chiesa, sacra, all’edificio, e si innalzano per rendere, ambientalmente e idealmente, la gloria di Dio: arrivano alla base dell’occhio.
La chiesa è a pianta quadrata ma può illudere che si replichi la forma dell’occhio, a suggellare l’idea della vocazione del Dio assoluto a cui nulla sfugge. Ed a questo Dio è stato deciso di rivolgere questa chiesa, questo Dio ci ha dato la cristianità come religione da seguire.
Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso. ...
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