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San Giovanni Evangelista a Spinaceto

Lasciando Viale dei Caduti nella Guerra di Liberazione, a Spinaceto, non distante incontriamo la chiesa di San Giovanni Evangelista a Spinaceto. La parrocchia è stata eretta nel 1969. Da fuori dal cancello la chiesa è introdotta da un camminamento coperto che conduce ad essa. Conduce a essa, ad un muro concavo, che forma una curva, che ha dei sedili, e una tettoia a punta rivolta verso chi arriva, rialzata. Non vi è facciata, vi è questo muro dietro ai cui lati si entra in chiesa. Questo muro indica il punto d’arrivo di un cammino, lungo, riassunto e simboleggiato dal camminamento coperto. Questo muro di mattoni di tufo è ruvido per essere toccato con mano, come l’arrivo a un “luogo”. Gli stessi sedili e la tettoia ci indicano che siamo arrivati davvero in un luogo, potendo fermarci e sostare. La possibilità di sosta è la riprova di essere arrivati, con un cammino, a un luogo propriamente tale. Il muro di mattoni, che si estende ai due lati in forme curvilinee, è testimonianza del luogo fisico che si è trovato, che acquista un volume e un perimetro. A sinistra questo muro perimetrale è a curve convesse che incontrandosi formano insenature curve, risucchi. La curva che il muro prende simboleggia il cammino che si intraprende nel percorso di fede. Persino la disposizione dei blocchetti può ricordare l’alternarsi dei due piedi nell’atto di camminare. Si può inoltre toccare, la parete, per dirci che tanto cammino ci ha portati qui, in questo posto esistente, la chiesa di San Giovanni Evangelista. A dirci pure che qui siamo diretti è l’effetto risucchio, o a imbuto, dell’insenatura che si crea tra due curve vicine, che rappresenta una indirizzazione, un ingresso o ci si è condotti. Ci sono porte, tra l’altro, lungo questo perimetro che, camminando, possiamo seguire. Indicano l’arrivo a questo posto preciso.
Il campanile, visibile da fuori dal terreno della parrocchia, pare posto al centro della chiesa, proprio a indicare la precisa indicazione del luogo, il luogo cui si giunge con il lungo cammino. Le pareti convergenti si dimostrano un’entrata necessaria a questo luogo. A destra dell’entrata, invece, la linea curva del muro perimetrale è convessa, a formare un semicerchio esterno, accogliente, con croce sulla parete, a rappresentare le tappe del cammino nelle quali si incontra Gesù, si rinnova la fede e si resta ancorati a essa; si ricorda il Cristo durante il percorso. Questa chiesa, che anziché una facciata ha il muro perimetrale del luogo che è, è punto d’arrivo, magari di transito, del cammino della fede in Dio, raccontata sicuramente dal Santo. Il campanile ci indica con esattezza il punto cui siamo arrivati e, curvilinee, delle pareti perimetrali ci indirizzano alla doppia entrata.
Dentro vediamo che i muri di blocchetti di tufo danno vita a un luogo confortevole, e i movimenti che abbiamo visto fuori, del perimetro, formano vari ambienti larghi tra loro comunicanti. Di essi, due, dall’entrata si fondono a formare l’aula coi banchi, un altro ospita i confessionali. A destra di quello dell’altare c’è quello destinato ai battesimi, e quello più grande alla sinistra ospita altro altare con altri banchi. Sono più ambientazioni unite in un solo punto, a dirci che il luogo raggiunto camminando lungo la strada è articolato e ben definito, utile e stabile per la religione cristiana, come per la religiosità personale. Il tetto sale da dove si entra verso l’ambiente dell’altare, dove raggiunge la sua massima altezza e dove filtra la luce. Significa che si entra nel posto in cui si è giunti, scoprendolo, ed esso si apre a noi a alla nostra presenza, per liberarsi nel punto in cui si esplica la sua importanza: l’altare, il presbiterio, aperto al cielo. Essendo ben presente, grigio, sul presbiterio, è proprio la sua presenza di tetto che ci dice che è aperto al cielo, poiché inclinato grandemente e proporzionalmente molto alto ed elevato, in uno sforzo umano, fisico, terrestre, di sfida razionale all’impossibilità propria di aprirsi al cielo. Coerentemente, filtra il sole, che viene simbolicamente posto al di sopra del punto massimo del tetto.
Questo luogo articolato, significativamente, all’esterno ha spazio con giardino e giochi, internamente consta in pratica di due cappelle unite da un soffitto unico, ma è uno e unico, definito e determinato in questa unità in cui si esplica. Prima che il soffitto si elevi al massimo, sul presbiterio, stecche di legno a formare un quadrato pendono da esso, indicano la necessaria materialità del luogo che è dato e voluto dall’altezza del cielo. Il Cielo, la spiritualità e la religione, la pace dell’alto, vogliono questo luogo, che sorge fisicamente e materialmente, con materiale di costruzione e la umidità di questo propria. Il legno è materia fisica offerta dall’alto. Il tabernacolo è dalla parte dell’altra cappella, proteso comunque al luogo in comune, dentro una colonna cava, la più grande, sorreggente la struttura. Il Corpo di Cristo, la sua immensa spiritualità e santità, il più astratto che diviene concreto, sul punto che simboleggia il fondamento di questo sito. Dall’essenza più pura del Cristianesimo questo sito nasce ed è edificato. La cavità esposta della grande colonna è la sfida alla materialità che la spiritualità e la moralità di questa chiesa pongono e ostentano. Essere spirituale e seguire lo spirituale, credere in Dio e in Cristo, nel mezzo della materialità e dal materialismo, è il messaggio fondante di questo luogo di arrivo di un lungo cammino, pratico e spirituale. Luogo completo per i molti ambienti ma unico e inconfondibile, materiale perché luogo fisico di ritrovo della religiosità cattolica. La Madonna attira l’attenzione centrale, tra presbiterio e aula principale, coi ceri per chiedere grazie e suppliche: nella cristianità, in assoluto, nella molteplicità di funzioni, ha posto la Vergine, a prendere lo spazio necessario quanto tutta la chiesa, a pervadere l’ambiente e ad essere protagonista della preghiera. La luce filtra anche da vetri piccoli quadrati perimetrali degli ambienti, a illuminare dai margini del posto. Un posto sembiante così aperto come un’anima, un animo, un animo libero, e gioioso di Dio. Che resta coperto, quindi vero, possibile, empirico, di questa terra.

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