Sul piazzale più grande, alla Montagnola, si impone la chiesa di Gesù buon Pastore, costruita nell’arco degli anni Cinquanta, consacrata nel 1959, visitata da due Papi nella sua storia.
La chiesa ha un’impostazione normale, un corpo centrale e due navate laterali, più basse. Il corpo centrale, nel tetto, ha una punta con sopra la croce. Inoltre centralmente una striscia verticale accoglie disegni a mosaico.
La striscia centrale indica certamente verticalità e la punta tendenza verso l’alto. L’alto cui punta questa chiesa è finito e non si collega direttamente ai cieli. Questo per la limitata pendenza della punta, per la stessa croce, materiale, apposta sopra, e per il disegno principale di Gesù, non proprio ambientato nei cieli, ma seduto con il vangelo e la mano aperta ferita.
È quindi configurata l’elevazione della facciata ma con un finale, come di una essenza che termini in un certo punto. Forma di essenza che tocca un limite persistendo da terra, lunga elevazione, come in una fiamma. Può concepirsi come una fiamma che si eleva. Le linee dei disegni aiutano a immaginare i movimenti della fiamma e la sua forma, le navate laterali concorrono a formare una punta centrale di essa che parte da una base più larga. Le linee orizzontali sporgenti su tutta la facciata, anche, fanno configurare i movimenti della fiamma e soprattutto la sua stabilità a terra, la sua predisposizione in larghezza che contribuisce alla sua evoluzione in altezza. Stabilità, presenza di una fiamma accesa e persistente.
Il simbolo della croce greca del rosone può essere interpretato come un simbolo “più”, a dire che tale fiamma è duratura in un tempo oltre l’immaginato. Simbolo di persistenza ed eternità della fiamma rappresentata.
Questa può essere la fiamma della fede nel cuore degli abitanti del quartiere stesso. Le due grandi statue rappresentano a sinistra Papa Giovanni XXIII, a destra Gesù Pastore. Collocano temporalmente l’edificio e l’inizio della fiamma perpetua. Essa brucia con la guida di Gesù e lo spirito di quel Papa.
La chiesa è di mattoncini rossi, colore del fuoco, ma più attenuato, per tornare alla natura di edificio e collocarsi tra gli altri edifici del quartiere. La chiesa è per il quartiere della Montagnola, grande e importante, come ci dice il campanile che non è altissimo; questo richiama architetture di forme cubiche e quadrangolari. Per gli abitanti è nota l’ubicazione dell’edificio poiché grande e visibile. È centro di riferimento del quartiere, di importanza capitale per esso. A conferma, di fronte ad esso c’è un giardino pubblico dedicato ai Caduti della Montagnola. Lo spazio del giardino la rende visibile passando dalla via principale. In questo modo è riferimento anche per i romani che la identificano con il quartiere.
Il sagrato è circondato da recinto, è in sampietrini rossi piccoli e al centro c’è una croce bianca, ancora a simboleggiare la perpetuità di questa fiamma accesa. Recinto come a custodire un fuoco. Anche il marciapiede frontale è riferimento alla presenza del luogo sacro, perché più largo e con motivi bianchi di fronte all’entrata della chiesa.
Lo spazio interno è alto, i pilastri possenti a sezione quadrata, di colore marrone, si innalzano parecchio ad elevare il soffitto arcuato. Sull’architrave dei pilastri sono incise cubitali le frasi di Gesù che annuncia di essere il nostro Pastore, incentrando su questo tema tutta la costruzione.
Il colore marrone domina e balza all’occhio, tenue ma presente e ci ricorda una tonaca, un saio, colori dell’epoca di Gesù nella Sua terra, anche materiale direttamente naturale come il legno.
L’issarsi dei pilastri possenti ci richiama all’elevazione di una essenza come la fiamma dell’esterno, finita dal bianco del soffitto che, arcuato, si chiude.
Il punto principale del fuoco è rappresentato dai colori dell’affresco della grande abside, nonché dalle sue linee di nuovo a simboleggiare movimenti di fiamma. L’affresco raffigura al centro Gesù, con un agnello in braccio, mentre benedice, e sotto di Lui, al lato sinistro S. Pietro e destro S. Paolo. Gesù è rappresentato al centro come nostra guida. Ai lati, gerarchicamente più in basso, i due principali Apostoli, che guidati da lui guidano i cristiani a loro volta. Affresco che si incentra quindi sulle figure guida del Cristianesimo, di cui in questa chiesa si vuole seguire l’insegnamento.
Sopra all’architrave marrone con la scritta, tre vetrate per lato, a tutto sesto, illuminano dall’alto e risplendono di colori. Sono la punta del fuoco che l’aria dei pilastri eleva, proprio al di sotto dell’infinito, il bianco del soffitto.
Dietro l’altare c’è un muro curvilineo di marmo rosso, a rappresentare il centro del fuoco, con il colore e con la forma sinuosa. È qui che si esplicita l’idea di fiamma, con il rosso e con la forma. Al centro di esso c’è il tabernacolo, il corpo di Gesù, e dal centro è issato il crocifisso, classico con Gesù sofferente.
Questo crocifisso, chiaro e centrale, si mimetizza nei colori dominanti e con essi si fonde, rappresentandosi nella stessa vita di Gesù, con il colore marrone, terrena, da guida ed esempio.
Il centro dell’attenzione è del Gesù dipinto centralmente sull’abside, riassuntivo del motivo della chiesa. Il resto è conseguenziale: la citazione che impera, gli Apostoli, l’elevarsi dei pilastri, la luminosità dall’alto, i colori delle vetrate. Tutto sotto a un vuoto, un soffitto bianco e spoglio, finale della concezione.
La Via Crucis è dipinta in dimensioni che prendono tutti i muri laterali, sofferenza di Cristo, stazione per stazione, adombrata nelle navate laterali. Gli imponenti affreschi sono lasciati all’ombra dalla luce che viene dall’alto, e l’attenzione verso di essi è attenuata. Le scene rappresentate narrano il dolore di Cristo e simbolicamente della vita terrena, grande, perdurante e innegabile, ma che viene tenuto in ombra per poter tenere presente la missione pacifica e l’obiettivo di pace e armonia della vita del cristiano, seguace di Gesù. La luce dall’alto ci dichiara la bellezza, il benessere, la luce di seguire il nostro Buon Pastore.
L’area dell’altare, con il muro di marmo rosso e la pavimentazione in luccicante marmo bianco, è lussuosa e l’altare è come un trono. Questo perché dalla gerarchia rappresentata nell’affresco, il prete che officia la messa è pastore e questa attività che viene da Cristo è nobile e sacra, santa. Come è santo ciò che si officia sull’altare, rievocante momenti importanti della vita di Cristo. È attribuita la massima onorificenza al sito per il sacerdote, perché non pomposa, ma marmorea e stilisticamente elevata, pure semplice e minimale.
I banchi sono tantissimi lungo tutta la lunghezza della chiesa, proprio a rappresentare il gregge che segue il Gesù Pastore raffigurato.
Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso. ...
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