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Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta

Nel quartiere di Prima Porta, non distante dalla stazione ferroviaria sorge la chiesa dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta. La facciata di questa chiesa è irregolare, cioè non ha un centro e una simmetria perfetti. Ha un vertice che potremmo definire centrale, ma è concava e a sinistra ha un livello più basso dove è apposta la croce. Nella forma irregolare, la croce è posta irregolarmente come su un vertice che non corrisponde al vertice esistente o centrale. Certamente tale facciata esprime la varietà delle forme di Dio. Egli non è necessariamente simmetrico e regolare ma può trovare espressione in forme irregolari. Il “triangolo” della facciata ha scanalature non uguali tra loro, è in cemento e con esse ricorda pannelli che si usano come copertura o rivestimento di superfici di installazioni metropolitane. Il culto di questo luogo è quindi metropolitano, della città più moderna. Il cemento della superficie simula quei materiali che denotano apparente leggerezza della struttura invece solida, come applicazioni cittadine resistenti negli anni. Unita alla forma dell’edificio, tale apparenza materiale simbolizza le grandi strutture ingegneristiche moderne, dalle forme avveniristiche. Il campanile richiama una linea orizzontale, come l’estensione della città di cui si celebrano le strutture. Vi è quindi l’idea di essenza di strutture moderne per la metropoli. C’è un orologio, in cima, a indicare il tempo che durerà questa tra queste strutture, al servizio del cittadino e passante. Vista la facciata, a destra il complesso si sviluppa con una forma di due “quasi cilindri”, o prismi rettangolari dagli spigoli arrotondati, che sembrano collegare alla chiesa antica. La struttura acquisisce con essi maggiore estensione e stabilità. Si esprime il tramite tra l’antico e la struttura modernizzante. Essa è estesa più in larghezza che in altezza, e ha linee avveniristiche e complesse, ovvero quelle di un complesso ingegneristico integrante la metropoli quali potrebbero essere una stazione della metropolitana o un capolinea degli autobus, una grande struttura funzionale alla vita della città. La porta di legno si apre scorrendola lateralmente, è un accesso ermetico, una idea dell’oggi moderno e originale. Per salire al livello di questa chiesa c’è la scalinata che dà ad essa dignità di chiesa cattolica, vera e seriamente adibita. La statua della Madonna volge alla strada, come consolazione e riferimento per il passante metropolitano. Il piano sopra la scalinata è di un porfido di un grigio metallico, una pavimentazione originale quanto dignitosa e discreta di chiesa. Sul piazzale di fronte si impone una lapide molto grande che conferisce solennità al punto in cui ci si trova: con essa e poi con la chiesa si stabilisce di trovarsi nella città importante di Roma pur essendo situati lontano dal centro. Questo punto geografico vuole essere proprio di Roma e sentirsi vicino al centro, parte integrante della città annullando la distanza fisica. Avvicinandosi all’entrata, a destra, dietro a un busto i rilievi del muro anziché leggeri pannelli danno l’idea di una moderna composizione di forme cubiche, strutture di concetti moderni, architetture astratte e disegni informatici, facendo pensare a riflessi luminescenti che le attornino. Entrando la chiesa si sviluppa sulla destra, e la facciata quindi si rivela non essere frontale. Davvero questa struttura vuole evocare forme avveniristiche di strutture metropolitane, dove la simmetria cede quanto la centralità. L’entrata conferma l’impressione di luogo cui si accede e che poi rivela la sua utilità collettiva: immediatamente il tetto è basso, ma subito si amplia nella vastità dell’aula. Sopra quindi subito c’è un soppalco e vediamo la scala per accedervi. Il soffitto dell’aula è di legno e scende verso destra; dal lato opposto, dove esso inizia c’è vetrata orizzontale, come a dire che la luce viene solo da una parte precisa, o a indicare l’orientamento della struttura urbana di transito come potrebbe essere, per esempio, una stazione della metropolitana. Possiamo immaginare che la luce si trovi in direzione del centro, di Roma, entrata-uscita su superfice della città cui si è dediti e rivolti, indirizzati, apertura, del complesso nella direzione di questa città. La parete di fondo, concava, ospita Gesù Cristo a braccia aperte su uno sfondo di vetri colorati, vetri ci sono al seguente angolo a destra, e, più trasparenti, sulla parete di destra. Tutto il vetro colorato indica giochi di luminosità, quindi gloria e gioia del Signore; oltre che luce Egli è gioia di colori, attività gioiosa di iridescenze. Le luci si aggiungono ai cubi concettuali del moderno, vi apportano colori luminosi. La struttura comunque non esprime propriamente cubicità: grazie alla linea del tetto e del lato sinistro, al gioco di luci si aggiunge un gioco di diagonalità. È come un corpo dalla forma evoluta, con le sue articolazioni e ramificazioni, aggiunte che gli danno appunto più evoluzione. Tale corpo nella somma è regolare anche se ipoteticamente pendente verso una parte. All’angolo di sinistra della parete di fondo le linee diagonali delle canne dell’organo si aggiungono a linee orizzontali e angolari della struttura, complicando proprio la forma del complesso. Il grigio cemento della parete di fondo è scanalato, come l’esterno, a rappresentare pannelli leggeri, conferendo verticalità mobile di struttura sospesa in un universo informatico, digitale, scuro dove la chiesa prende forma e luogo. Nei pressi dell’altare c’è il crocifisso in stile bizantino, di legno con bordi dorati a conferire astrazione, spazialità al suo materiale. L’oscurità dell’ambiente esalta i colori delle luci delle vetrate e questi danno una sacra luminosità al luogo di culto; la luce è qui bene prezioso. Tutto è su grigio cemento, colore e materia della città, che qui si riempie di luce e di ombra. I banchi di legno rimangono materia viva, presente, che resiste, nell’astrazione di linee, luci, ombre, forme. Come sospesa, al pari della condizione umana e naturale. A guardar verso l’entrata, la chiesa è di due livelli, come una costruzione cittadina, una stazione della metro o un centro commerciale. È espressa comunità, società raccolta. Il piano superiore è impreziosito da finestrelle verticali rettangolari. Questa parte di chiesa apporta la visione del palazzo che struttura la società, nei luoghi e nella composizione. Più livelli, differenti, di essa, che in ogni contesto si dispone su più piani. All’angolo di sinistra, alla destra dell’altare, più pilastri come in un fascio si innalzano a prendere parte al gioco di linee con l’organo e il livello superiore. Il fascio di pilastri, più in basso forma una nicchia dove risiede il tabernacolo, su uno sfondo di tasselli colorati e da cui partono raggi dorati. I pilastri danno vita alla nicchia e la nicchia dà vita ai pilastri. La materia che sorregge e compone la città è qui sacralizzata e vi risiede Dio che la legittima e santifica. In questa chiesa è sacro il concetto di elemento della grande metropoli, di un punto in essa che ne è parte sacra quanto il resto. Metropolitaneità sacralizzata. I pilastri sono di certo il fondamento della struttura artificiale, che si innalza sul futuro, a sorreggere con sempre più potenza. L’area dell’altare include una seduta per il Cardinale, è pavimentata di marmo nero luccicante che conferisce lustro e dignità e importanza alla chiesa, alludendo che sia una cattedrale. Il resto dell’aula e pavimentato di distinto mattonato ruvido dal colorito lucido. Statue e icone si intersecano nella complessità della struttura. Come accennato, anche l’accoglimento di tante statue, in ambiente complesso, ampio e articolato, conferisce aspetto di cattedrale, come luogo di culto assoluto e totale. Torna l’idea della rappresentazione di Dio che non è simmetrico e regolare, ma in quanto Eterno espresso in forme complicate e apparentemente non perfette. La cappella feriale, più antica, è come un anfratto di antichità protetta, inclusa e preservata nel moderno. La forma moderna conserva e comprende l’antico. Questo pare una intercapedine, un luogo chiaramente inglobato in una struttura più grande. L’orologio in cima alla chiesa sicuramente esprime eternità del moderno, che indicherà il presente anche nel futuro. L’orologio è posto per rappresentare un edificio di utilità pubblica, una costruzione cittadina che rimarrà, per il passante e per il cittadino dell’urbe.

Commenti

  1. La lettura "simbolica" degli elementi architettonici è molto affascinante. Incredibile quanti elementi allusivi si possano trovare. Molto bella questa descrizione!

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    1. con la mia mente sembrava di trovarsi all'interno dei codici e delle dimensioni del film Matrix, è una pietra piantata per far perdurare il tempo del 2000
      Questi sono collegamenti personali, grazie.

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