Immersa nell’abitato al lato di via Tuscolana si trova la chiesa di Santa Maria Domenica Mazzarello, terminata e consacrata nel 1997.
Esternamente l’edificio sembra un edificio di uffici pubblici, con all’interno sale d’aspetto e sportelli cui affacciarsi. Ricorda edifici di servizio al cittadino, e questo indica che la missione di questa chiesa, il suo scopo, è di operare per i membri della comunità, della cittadinanza, aiutando nelle faccende pratiche.
Tuttavia l’impronta centrale della facciata ricorda che è una struttura non del Comune ma una chiesa, per la centralità della porta rispetto ai due corpi laterali, della scritta. La porta centrale è di vetro trasparente, ancora a richiamare un edificio comunale.
È proprio una chiesa che opera ed è stata edificata per il cittadino, è servizio per il fedele, per la comunità territoriale dove è inserita. L’impostazione della facciata in più corpi quadrangolari simboleggia più funzioni, più uffici, quadrati e tra loro collegati. Il fine è la vita cittadina, di parte della città, di cui la chiesa, quadrangolare come un ufficio, fa parte.
C’è una pensilina a riparare apparentemente come la tettoia di un edificio pubblico. Sotto di essa va gente che ancora fa parte di un’assemblea, di una società, come in un ampliamento dell’estensione della popolazione ricoperta.
Sporgendo il corpo centrale rispetto ai laterali, il costone di cemento fa come un frontone sporgente e istituente la struttura, e vetrate con rappresentazioni, allo stesso modo, indicano la presenza di Dio in quest’opera di assistenza.
Entrando, l’aula rende l’idea di un ritrovo assembleare della comunità credente, cittadina, sociale.
Le travi del soffitto, di cemento, formano nove grossi quadrati eguali che frazionano il quadrato più grande che è il soffitto. Di tali quadrati, gli angolari sono a loro volta divisi a cassettoni di cemento quadrati, mentre gli altri sono scanalati a formare insieme il disegno di croce greca. Il centrale è sovrastato da una piccola cupola piramidale di vetro.
Tale soffitto è basso e i quadrati piccoli esprimono un senso di profondità in altezza e in contenuto corporeo; lo stesso in proporzione fanno i più grandi settori quadrati. Le loro travi di cemento grigio sono forti a immaginariamente alzarsi. Al centro la piramide dà direzionalità di ampiamento architettonico immaginario del soffitto, e diventa l’edificio un grosso luogo di richiamo, riferimento massoso, pietra della società cittadina, per i fedeli della città.
Un quadrato in diagonale del soffitto è messo proprio sopra l’altare, a rendere la comunicazione tra Dio e l’atto del rito religioso.
Questo si svolge su un piano bianco rialzato, il cui rivestimento è essenziale per nobilitare il presbiterio e poco si distacca dallo spazio dei fedeli.
Il pavimento infatti è in mattonelle marroni, strisce grigie compongono anche su esso un disegno di largo reticolato. Alla pianta è conferita più spazialità che profondità.
Il Cristo campeggia, non al muro né in fondo, ma “centralizzato” a destra, staccato dall’angolo dell’altare. È classico e come un monito, a rendere empiricamente ciò che è, sofferenza di Cristo, chiara a tutti.
Considerando la struttura “a cancelletto”, composta di quadrati poi più piccoli, essa viene a ricordarci la idea di più uffici distinti ma collegati, spesso inglobati tra loro.
Seguendo il perimetro dell’aula, agli estremi dei muri laterali abbiamo le stazioni della Via Crucis, sotto finestrelle quadrate, di ufficio. Al centro del muro di destra vi è una nicchia parallelepipeda che accoglie statue piccole di Santi, a dire che stanno in un ufficio grande e importante del culto.
Dalla parte opposta dei vetri trasparenti, con degli infissi metallici, semplici e lineari, ci separano dalla cappella feriale, ricordando ancora vetri di uffici comunali. Sul muro alle spalle dell’altare c’è la rappresentazione dell’ultima cena tra Gesù e gli apostoli.
Il primo angolo a sinistra dell’entrata principale dell’aula immette allo spazio dei confessionali, officio pratico della parrocchia.
La cappella feriale è di angoli retti, pareti bianche, e sul soffitto presenta il quadrato in diagonale simile a quello sull’altare principale.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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