Nella zona di Roma chiamata Labaro si trova la chiesa di San Crispino da Viterbo, costruita tra il 1985 e il 1987.
La facciata, grigia e larga, presenta un moto in elevazione verso il centro, che potrebbe voler salire ripidamente. Tuttavia la smussatura, l’interruzione orizzontale degli elementi nasconde e mitiga questo effetto, per far convivere e armonizzare la chiesa con il contesto cittadino e dei palazzi, con un senso di modestia anche in relazione al suo essere collocata nella grande città.
I vetri verticali presenti in tale facciata, tra un elemento e l’altro, ne accentuano il significato di imponenza moderna architettonica, confermando l’idea di alto edificio dei giorni nostri.
I lati della chiesa sono l’estensione della facciata che si espande in profondità, e l’edificio assume una forma di freccia che punta a chi arriva, al fedele, allo spettatore.
La punta di tale freccia è smussata dall’angolo concavo del centro della facciata. Non è un punto ad elevarsi, quindi, ma uno spazio più largo, come una postazione. Sull’incavo è posta la croce, che simbolicamente così si eleva.
La tettoia a punta verso l’osservatore, esprime, in tale contesto, l’idea di integrare proprio il fedele che è frontale, inglobandolo verso l’interno.
Vista dai lati, lo scalettare di questi, insieme ai vertici delle linee verticali, danno luogo a un gioco, un movimento verso la punta in alto e lo spazio frontale.
È quindi elevazione di un punto posto al centro della facciata. Elevazione della postazione formata davanti all’angolo concavo caratteristico.
Possiamo pensare che si faccia riferimento all’ideale di altezza di personalità nella fede che il fedele deve avere, messa all’inizio per imporsi da subito come obiettivo e ideale.
Più concretamente, però, possiamo ritenere che in tale postazione rientri il fedele che, arrivando, viene investito della massima considerazione e importanza.
Il Santo cui la chiesa è dedicata giungeva da un altro luogo, da Viterbo. Considerando questo fatto la facciata è impostata in modo da attribuire centralità e importanza alla persona che arriva, umana e valida.
Per vedere la chiesa in modo perfettamente frontale, inoltre, bisogna posizionarsi al centro dell’incrocio, in mezzo alla strada, come giungendo o essendo di passaggio. Dalle due strade si vedono i lati, che “muovono” verso il centro della facciata.
La struttura è caratterizzata dalle diagonalità visibili dai lati e dall’essere una facciata completamente piatta se osservata frontalmente. Tale ultima visuale ce la offre bassa, ma gli elementi che la compongono crescono in altezza verso il centro fino a realizzare un’idea di forte verticalità.
L’edificio si presta e si presenta nel contesto urbano, è presenza non piccola per il fedele, per lo smarrito e certamente per la comunità locale. Il grigio del cemento è espressione dell’importanza artistica di tale materiale, segno della possenza dell’urbanità, che si esprime in edifici di cemento, ed esso sorregge opulente strutture. Sorregge questa stessa chiesa nella sua importanza, e ad accompagnarlo c’è il vetro, altra componente di strutture grandiose della nostra epoca, a esso concettualmente complementare.
All’interno, entrando, notiamo che tutte le linee vanno verso il lato opposto, che si impone come centro. In tale posizione c’è l’altare, e in fondo il tabernacolo. I banchi sono disposti a semicerchio, verso il punto in fondo vanno i muri laterali e le molte linee delle travi di cemento del soffitto.
L’idea di punto centrale non è più verso l’osservatore, ma dall’osservatore entrante al punto di fronte a sé. Colui che fuori si era visto elevato e idealmente importante, all’interno si trova accomunato agli altri. Dopo che l’attenzione è stata concentrata su di lui, ora la sua attenzione, con quella dei fedeli, deve concentrarsi su un altro punto. Da grandi, come si entra, ci si trova equiparati, contemplanti un centro, e in fondo il corpo di Cristo.
A questo centro c’è l’altare, l’area dell’altare, dove l’importanza è della officiazione del culto religioso, tramite tra uomo e Dio. Non vi è sguardo a Dio ma al culto che fa da tramite con Lui. Dietro l’altare c’è il tabernacolo, a indicare che semmai il punto di riferimento, da innalzare e venerare, prendere a esempio e modello è Cristo.
In relazione alla visione dal di fuori, concludiamo che il singolo fedele è grande, cioè importante, per il culto di Dio nella comunità cristiana, laddove tra i banchi è uguale agli altri. Comunità di “giganti” che si equiparano e nella chiesa sono piccoli davanti alla credenza in Dio.
Il senso di movimento verso il fondo è ininterrotto nelle linee del soffitto, mentre lungo le pareti laterali sono posti angoli a interromperlo regolarmente. Forse questi angoli e spigoli puntano ai fedeli: nel seguire la fede gli uomini badino ai propri simili, agli uomini della cristianità, al prossimo. Anche, più semplicemente, cambi e varietà di direzioni nella fede.
Tra le travi di cemento del soffitto c’è il vetro a “tappare” gli spazi. Il vetro indica trasparenza, nei muri esterni dell’animo di chi accede, trasparenza della titubanza e insicurezza umana.
Il vetro sta a rappresentare sicuramente la vocazione di tempio moderno di questo edificio, la collocazione temporale di esso nel presente duemila e nel futuro; possenza di struttura col cemento, presenza espressa da strutture contemporanee in questo materiale trasparente, enorme e forte nella elasticità e leggerezza.
L’altare è rialzato e su un rivestimento bianco, mentre il pavimento del resto dell’aula è di colore rosso. Un accesso cubico al lato collega all’ufficio parrocchiale, affiancato alla posizione di culto e sacro dell’altare, come è l’attività dei sacerdoti e di chi li aiuta.
Il culto di vari Santi di cui vi sono le statue, aiuta e contribuisce alla visione rappresentata della fede.
Visti dall’altare, i muri dal lato dell’entrata corrono verso di essa, a segnalare l’importanza di chi arriva, di chi accede. Importanza di ogni singolo fedele, sacralità di esso e della persona, dell’anima arrivante.
Per ulteriori foto su questa chiesa:
https://www.chiesemoderne.it/portfolio/s-crispino-da-viterbo-labaro/
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
Commenti
Posta un commento