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San Giovanni Bosco

A qualche passo dalla fermata metro di Giulio Agricola si trova la chiesa di San Giovanni Bosco, che è stata costruita negli scorsi anni Cinquanta. È grande, in un’occhiata un rettangolo sotto a un cilindro. Da davanti sembrano un quadrato e una cupola, quadrato e cerchio accostati. La base della facciata, rettangolare, indica edificio di uso civile, e i rettangoli della cupola, che si infittiscono salendo, ricordano uffici e uffici, attività razionale e intensa, come nei palazzi che la circondano. La facciata rettangolare dà quindi la sembianza di edificio di interesse pubblico, chiesa come palazzo pubblico dove si sbrigano gli interessi dei cittadini. Tale attività è esaltata non solo dalla grandezza, ma anche dal fatto che è espressa nella cupola, che la esprime e la esalta, elevandosi a formarne il monumento. Monumento della Chiesa vicina ai cittadini, che svolge attività per la società e per i giovani. Nella base quadrangolare nicchie rettangolari ospitano statue di Santi operosi, e lunghi archi lungo tutto il perimetro già indicano la gloria dell’attività terrena, che gli uomini di chiesa svolgono. È squadrata perché edificio costruito dagli uomini, con già gloria e sacro espressi dagli archi. La gloria si rappresenta con la cupola, cerchio che si alza di uffici e attività operose e molteplici e intense, ruotando nel complesso della vita sulla Terra. La semisfera della cupola chiude in gloria tutta l’attività terrena ecclesiastica e santa, terminando in una superficie idealmente dorata, con in cima rappresentata in scultura l’operosità degli angeli, delle entità celesti a sorreggere la fede in Dio. Una croce è posta già nella facciata squadrata perché è lì che l’edificio che gli uomini innalzano di operosità è già edificio consacrato a Dio, di Dio, per il Suo culto. In profondità, questo corpo è a pianta rettangolare, una forma più consona a un edificio umano, poiché l’attività procede e non si ferma. Si eleva a richiamare per essa il campanile di rettangoli verticali, esprimenti l’attività in svolgimento attuale che coinvolge sempre nuove persone e chiama ad altre. Abbiamo sempre gli archi allungati, a sottolineare la Santità di azioni e persone, in ambito terrestre e terreno. Con la cupola di uffici tutta l’attività di tal tipo è esaltata e portata a sommità, a dare luogo al culto di essa, alla sua glorificazione ed espressione. L’attività dell’uomo, della Chiesa, terrena, nella cupola si eleva perché vi è santità delle azioni ed è santa, santa la chiusura idealmente dorata della cupola. Santità che arriva agli angeli in cima e arriva a Dio, vi si collega. Esternamente, per accedere vi è un’ampia scala semicircolare con piante in vasi circolari ad evidenziare la santità del luogo sopraelevato e il distacco con le cose del mondo e della strada, poiché maggiormente santificate con questo Santo. Glorificazione nella elevazione su scale larghe e semicircolari, con piante del creato. La chiesa è ampia e di liscio marmo venato e segnato. Ai lati ci sono due navate squadrate di colonne a sezione quadrata, con altari in nicchie razionaliste. Ogni altare ha dedicato un pregevole e significativo dipinto. Queste navate sono come i corridoi degli ambienti pubblici e statali novecenteschi, seguendo i quali si raggiungono uffici e sedi. All’interno della basilica quindi possiamo incontrare e prestare attenzione a più personaggi e vicende, che ci guidino e ci ispirino nella vita, nella nostra ricerca. Essi, ai loro angoli, sono carichi di attenzione. Entrando nello spazio centrale, la forma e disposizione dei banchi, nel grande spazio, lo spazio stesso, ricordano una sala d’attesa, un intermezzo di uno spazio pubblico cittadino. È come una grande sala d’attesa in cui i presenti non attendono ma assistono, assistono a testimonianze esercitate, narrate, esplicate, rappresentate, e l’attesa è nella fede in queste, dell’intervento e dell’assistenza divina. Vi è ordine e pulizia. Il presbiterio è vasto ed ha una certa dispersione di spazio, come un luogo dove sostare anche a lungo, luogo per attesa e per il lavoro dei sacerdoti, gli addetti dello spazio pubblico. Su di esso una cupola. Nel tempio delle azioni umane cristiane, della Chiesa come operatrice attiva nella comunità, sopra l’altare, da questa cupola, accede la grazia e la presenza del Signore. Tutto l’ambiente è vasto di divina luminosità, sul fondo rilievi di storie, vicende e testimonianze. In questa basilica si esercita vera fede nella speranza, si attende tramite l’azione il miracolo e la grazia divina. Confidando nelle storie dei dipinti, e assistendo all’insegnamento del prete, che ha alle spalle altre sacre e affidabili testimonianze, il fedele qui crede nel grande Dio presso il sacerdote e desidera il Suo benvolere, come il miglioramento delle condizioni della propria esistenza. È un largo ufficio con un viavai di azioni, preghiere, speranze, affidamento. La fede qui circola tra i cuori e le menti, nei corpi in attesa. Sul fondo, il dipinto tra i rilievi raffigura il Santo, operoso chierico e uomo che acquista santità con azioni terrene di cristianità verso il prossimo, ovvero ciò che testimonia e diffonde, in cui i fedeli pregando sperano. Lo sfondo è rosso come la passione della fede qui esercitata, la passione delle azioni e della speranza cristiana. Le vetrate della cupoletta rappresentano momenti, in terra, tra i Santi, che realizzano poi la sperata grazia, l’accoglimento di Dio. Le impalcature dei lavori in corso non consentono di esaminare quanto è posto in alto e il soffitto di questa chiesa, ufficio ecclesiastico di speranza e pura fede e affidamento.

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