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Santa Marcella

Presso la stazione ferroviaria di Roma Ostiense, all’altro lato di via Marco Polo, troviamo la chiesa di Santa Marcella, edificata nel 1969. Questa chiesa si presenta come facciata. Una facciata che si impone dal colore rosso mattonato. Essa, nella sua singolarità, dall’esterno non si distingue dagli edifici collegati, all’interno del cancello parrocchiale. I muri laterali si allungano non distinguendo un perimetro, estendono la chiesa in profondità. È quindi un solido edificio che, massiccio, impone la sua presenza al quartiere e alla città. Al suo apice, all’apice della facciata, c’è una leggera punta, e frontale una croce sottile e ben distinta. Questa facciata è concava, contiene una sorta di abside esterna, che dà forma artistica complessiva alla struttura. Crea spazi e linee che la connotano. Nella rientranza rileva l’obliquità dell’esagono, sopra la tettoia linee verticali simboleggiano la sua altezza. I bracci della croce sono staccati e questa è perciò tratteggiata, in un segmentizzare di un disegno moderno. La rientranza qui significa l’esterno che volge all’interno, e si interna sacralizzandosi. Abbiamo quindi una struttura che è spirito e culto unitamente, cioè sia internamente che esternamente: internando la facciata rientrante, l’interno si unisce all’esterno. La sacralità dell’interno del luogo è estesa ai muri perimetrali e all’esterno. Ciò rappresenta l’imporsi strutturale della facciata. Il campanile è in cemento grigio e vuole mirare in altezza, è fino e alto. Indica la struttura moderna che arriva dove vuole, attraverso sistemi di travi e controtravi, pilastri e linee che la innalzano. Il cemento nudo è simbolicamente materiale moderno di costruzione resistente e geometrico, grigio di struttura moderna. A limitare l’altezza del campanile, su di esso, come un tappo, è posta una punta o cupola conica, che innalza la croce e affusolata chiude la struttura, limitando l’altezza. La croce limita l’altezza della struttura perché più importante dell’idea stessa di elevazione strutturale, e quest’ultima cede in confronto a tanta importanza. Il mito della struttura moderna che si innalza si presta alla funzione di dar vita a un luogo sacro. La scala a chiocciola che sale lungo questo campanile enfatizza il carattere di modernità con il suo gioco prospettico degli scalini metallici e della ringhiera di ferro. In cima la loggia consta di colonnine cilindriche che, anche nel senso che abbiamo detto, danno un punto di arrivo all’alto campanile, costituendo un luogo, che è il finale della scaletta. L’impostazione del corpo della chiesa non è in altezza, ma le fessure verticali della facciata evocano una modernità che tende in alto. Possiamo dire che il mattoncino, fino e leggero, ricorda, pur nel suo sviluppo in possenza scenica, nella sua locale conformazione, materiali leggeri moderni con cui le strutture, con linee diagonali, si innalzano. In questo caso la modernità evocata è sviluppata più in larghezza per la necessità di costruire un luogo di culto largo e sicuro, oltre che nuovo. La pianta è esagonale; l’esagono è forma che, mantenendo l’idea di moderna diagonalità, costituisce comodamente una unica stanza, di un singolo luogo chiuso. L’esagono diviene essenza dell’edificio, edificio di culto volto a Gesù. È esagonale il piazzale esterno, in bollettonato per una volontà di familiarità con il quartiere. È esagonale il tombino al centro di esso, che centralizza l’esterno e lo definisce, coerentemente con la fusione tra esterno e interno indicata, come abbiamo detto, dalla facciata. All’interno ci sono due livelli perimetrali, espressione del potenziale d’altezza dell’ingegneria moderna, di cui la chiesa è “inno”. Al fondo abbiamo un’abside di forma semiesagonale. Questa presenta strutture metalliche laterali che si sviluppano in altezza, di segmenti che compongono disegni geometrici anche tendenti all’orizzontale. Stessa segmentazione è caratteristica della balaustra del secondo livello. È un’esaltazione dell’idea di architettura moderna di travi, linee, sostegni, travette che si innalzano, in questo caso anche allargando. Il crocifisso è stilizzato, senza la croce, braccia orizzontali e corpo verticale. La stilizzazione lo rende etereo, lo spiritualizza con il sistema geometrico in cui è immerso. L’architettura moderna, la forma moderna, esalta Gesù Cristo, è posta al suo servizio. La elevazione che si può raggiungere con l’altezza è qui riassunta e rappresentata da tali geometrie dell’architettura moderna, che si concretizzano in questa struttura a pianta esagonale. È come se il messaggio dietro a tante linee fosse che l’esigenza architettonica nella città abbia portato a una costruzione più bassa e modesta, pur essendo nella possibilità di ingegneri e progettisti dare vita a opere ardite e monumentali, come quelle avveniristiche di cui si dota il resto del mondo. Il buon senso e motivi logistici impongono, in questa città, di non sviluppare appieno il potenziale ma di rispondere a esigenze più pratiche e immediate, saggiamente. Ecco una chiesa relativamente piccola che inneggia all’ardire architettonico moderno. Il soffitto è una cupola piramidale esagonale, sormontata da un lucernario, costituita da esagoni concentrici, i quali mantenendo una fisionomia allargata, sviluppano il senso di altezza. I pilastri a sezione esagonale sono metallici, sono leggeri anche perché da considerare come non apposti, come se lo spazio del culto sia tutto libero. Soprattutto, essi ricordano ancora i materiali di strutture moderne, leggere ma stabili, di cui sono sintesi. Ai lati sono poste le statue, rispettivamente, di San Pio e San Francesco, Santi immedesimanti l’umiltà di cui sono messaggeri, per allargare l’aula verso le persone umili e modeste, esprimendo proprio il prevalere di esigenze di larghezza e vicinanza rispetto ad altre di ingegneria e vanto. Ancora ai lati dell’aula, troviamo varie porte in legno, che estendono la sacralità del luogo ad un complesso con altri ambienti. Le linee, e le linee diagonali, qui interpretano anche un senso di spiritualità, caratterizzando le forme degli oggetti di legno, che vengono essenzializzati, come i banchi e le sedute dei sacerdoti. Perimetralmente, sotto al tetto, la linea orizzontale della vetrata pone un termine alla struttura, un tetto ideale che ferma l’estrosità dell’architettura, rendendo questo un posto finito poiché dedicato al sacro. Nell’abside l’alta vetrata è colorata e disegnata, dando il punto di sacralità del luogo divino. Dall’esterno, l’abside pare una struttura staccata, esprimendo un concetto di pluralità di luoghi collegati di un luogo di culto composto e complesso.

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