Nella periferia est di Roma, nella borgata di Torre Angela, troviamo la chiesa di Santa Rita a Torre Angela, parrocchia eretta nel 1960.
Vista da una certa distanza, la sua forma richiama quella di un ufo o nave spaziale del futuro, dato l’allargamento laterale della forma di cerchio. Tale “ufo” ha di particolare, però, il tetto verde a spiovente, che gli dà la dimensione di una casa, casa nel futuro tecnologico, più generalmente nel futuro.
Questo edificio ha funzione e accoglienza di casa. Come una casa, con la forma futuristica si presenta a indicare che il futuro è di noi uomini che l’abitiamo. Il futuro siamo noi esseri umani e in questa forma di casa possiamo stare a nostro agio. La casa indica che il futuro è degli uomini, non è così alieno e lo sviluppiamo e contestualizziamo, andando avanti insieme.
Più da vicino, lo spiovente del tetto ricorda ancora meglio un’abitazione, finchè la forma curva della pianta ci fa pensare anche a una capanna. Capanna intesa come dimora accogliente e riparatrice nel mondo moderno. La forma di capanna coincide infatti, modernamente, a una forma architettonica attuale.
In entrambe le visioni, di casa e di capanna, i mattoncini rossi enfatizzano l’effetto “casa”: essa è fatta proprio di mattoni, e il tetto di “tegole” verdi.
L’accesso consta di una struttura circolare e cilindrica che dà al portale. Questo cilindro di cerchi di cemento può essere ben visto come accesso ultratecnologico di edificio spaziale, la porta dell’”ufo” in un futuro che comincia dai giorni nostri. Architettonicamente tale accesso è una sorta di porticato moderno, una struttura antistante la chiesa che accede ad essa, in modo decorativo o artistico. Il cerchio è anche la forma della pianta e può qui indicare la perfezione della spiritualità e di Dio cui si accede.
Lungo il perimetro, sporgenze esterne di piccole nicchie interne accentuano la complessità dell’architettura di navicella spaziale.
Il retro si unisce, è attaccato, senza fondersi con essi, a edifici parrocchiali. Quindi la chiesa, situata in un largo piazzale, rimane a sé stante, architettonicamente e strutturalmente, allo stesso tempo un ufo a terra e la casa dei fedeli spiritualmente concepita e intesa. Luogo spirituale che, in quanto tale, si stacca dal resto.
Le finestre verticali rettangolari possono essere viste come di struttura spaziale o di moderno edificio terreno, portano il luogo a una dimensione di contatto con la strada, con il contesto che lo circonda.
La spiritualità del luogo, quasi completamente separato dagli edifici circostanti, prende la forma di un costruito futuristico e spaziale, con essa staccandosi dal vissuto materiale come lo spaziale si distacca dal più comune.
L’entrata, entrando, è laterale rispetto alla pianta dell’edificio. Questa è un semicerchio intorno all’altare piccolo e semicircolare, disposti i banchi di legno e il soffitto di travi lignee compongono forme geometriche nel protendersi verso il centro. Si conferma la visione di edificio spaziale, futuro o futuristico, dove in primo piano sono i banchi, cioè le persone, su cui ci si imbatte entrando.
Molti elementi ci fanno pensare di nuovo a una casa. Nell’insieme, sopra l’altare un cono, o più precisamente una piramide rovesciata, di vetri colorati, può rappresentare il punto decorativo di un angolo di una dimora, come l’esterno della cappa di un camino.
Abbinate le due concezioni, casa e ufo, abbiamo una casa del futuro, di un futuro che è già attuale ed è composto da noi uomini, che lo portiamo avanti e lo sviluppiamo; è nelle nostre mani.
Un elemento che fa dell’ambiente una dimora è il legno del soffitto, emanante il calore di una casa di legno, quale dovrebbe caratterizzare lo stare in quest’interno, nella società e nel tempo in cui ci troviamo. C’è lo stucco bianco della parete di fondo, ci sono i mattoncini e, a destra, il quadro della Madonna come in una parete di un’abitazione.
Le lucette pendenti ricordano poi la modernità della costruzione e la proiezione di essa verso il futuro. Futuro che evidentemente è già qui, e ne dobbiamo essere consapevoli.
Il presbiterio è su tre scalini di marmo brillante e prezioso, che danno lustro a esso e a tutto l’ambiente. L’altare, verso la gente, richiama il cerchio, perfezione assunta dalla funzione spirituale e divina, da questo stesso edificio, luogo di culto, nel suo essere come si propone.
Il culto è riferimento per la società. A sinistra il tabernacolo è addossato al muro, come un quadro, anzi incastonato come una cassaforte. Più a sinistra la statua di Santa Rita.
Altre statue sul muro alle spalle di chi guarda verso l’altare, nelle nicchie, annesse alla casa. Nella casa c’è spazio per culti di divini maestri.
Il Cristo crocifisso, decentrato e di legno, riporta tutto a una dimensione terrena, di sofferenza e sacrificio della quotidianità e attualità.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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