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S. Francesco di Sales alla borgata Alessandrina

Sul lunghissimo viale Alessandrino si scorgono le linee moderne della chiesa di San Francesco di Sales. La facciata presenta una imponente porta trilitica in travertino composta da tre livelli, alta e larga. Questa è sormontata dalla punta della struttura che parte da dietro, allargando il fronte. Il vetro è materiale dominante della superficie verticale. La porta bianca è gloriosa, ed è per gli uomini, mentre la punta e la forma del triangolo rappresentano Dio. È grande la porta perché gloriosa a rappresentare la umanità, o una grande collettività, che sorregge Dio, la forma di Dio, la fede in Dio e la osservanza di essa. La porta a tre lati è forma dell’uomo, oppostamente a quella di Dio che è a punta verso l’alto. La facciata è anche larga, in segno di accoglienza e abbraccio, a confermare lo scopo collettivistico della entrata. È espressa pluralità di uomini, società che si organizza, che è organizzata a effettuare l’accesso al tempio di Dio. Le tre linee, i tre livelli indicano l’organizzazione della struttura sociale. Tutto il disegno è proprio a scopo facciata, perché è in questa che è espressa la forma data a Dio: un triangolo con linee curve, abbombate, che parte largo per terra e tende all’alto con la punta. Nell’essere triangolare è tonda cioè perfetta, il disegno tende alla perfezione e la punta è l’apice, non troppo alto perché qui Dio è per gli uomini. La punta è spessa, Dio non è rappresentato con una linea come i lati sono abbombati per la sua pienezza. Anziché salire, i gradini dell’entrata scendono, e ciò indica proprio un senso di accoglienza o meglio di accesso, scaturisce l’immagine di folla che accede, e accede, scorre verso il basso, l’interno. La linea tripla dell’entrata rappresenta infatti società strutturata. Quadrati compongono la superficie di vetro, a rappresentare miriadi di nuclei e organizzazioni che compongono la società, oppure una società più allargata in cui quella di riferimento è inserita. Rappresentazione dello sfondo di società complessa ed estesa anche nella sua organizzazione. Si deduce che la porta rappresenti, pur così gloriosamente, una società definita, di area molto popolosa. Questa chiesa si trova all’Alessandrino, nel nucleo di tutta un’area popolosa e popolare della città. Il vetro, come materiale sostanzialmente fragile e frangibile, indica rispetto e sacralità, e incute silenzio. La facciata parte da dietro, dai lati, rappresentando tutto ciò. Eppure, il tempio non è limitato alla larghezza, poiché, anche se non si nota, è profondo e sostanzialmente cilindrico. Il cilindro perpetua la forma del cerchio, coerente con l’idea di Dio, dando vita a un luogo, luogo di Dio. Il colore della struttura è il verde, che ricorda la natura, e anche la speranza. Ai lati della chiesa gli ambienti esterni sono caratterizzati da portici con spazio, e c’è un giardino di ulivi. Il portico è ambiente di intrattenimento della società accolta, la quale qui si esprime, stando, trascorrendo tempo. Nella casa di Dio c’è quindi accoglienza e ospitalità, comfort, anche nel terrazzino del lato sinistro. All’interno la chiesa pare espandersi in larghezza a determinare vastità e ancora accoglienza nel comprendere folla che giunge. Prevale il colore bianco e, tecnicamente, la pianta è a forma di ottagono. Il soffitto è in legno con travi slanciate da destra a sinistra e da dietro ad avanti. A mezza altezza, un parapetto bianco definisce il perimetro, presentando uno spessore maggiore che forma una specie di schermo, ai due lati e frontalmente. Allora la forma, che non si distingue essere un ottagono, appare come la via di mezzo tra forma degli uomini e forma di Dio. Un senso di rotondità è dovuto, oltre che dai lati del soffitto, dal parapetto di cemento inclinato. Sfugge una geometria tra tante linee geometriche. Anche il bianco disorienta in tal senso. L’idea principale è che trattasi di una fusione tra la forma dell’uomo e quella di Dio, quali viste dall’esterno. Domina il bianco che, a capo della gerarchia dei colori, è colore della luce, della purezza, dell’assoluto, della candidezza. A rappresentare la qualità dell’incontro tra uomo e Dio. Qui si celebra questa visione e il bianco è il colore che essa prende. Unione tra vasta collettività, definita, e Dio onnipotente, come il suggello di un accordo. L’edificio è moderno ma è molto presente il legno. Il legno qui indica materiale con cui Dio, sotto forma di natura, si esprime e si materializza all’uomo. Ed è materiale che per primo l’uomo lavora, essenza naturale dell’incontro tra uomo e Dio. Qui prende forma moderna a esprimere che il legno, nel metafisico e nell’astrazione, ha tale senso, materiale naturale espressione di Dio e materiale prediletto, primario per l’uomo. Il legno viaggia verso l’alto e in alto, con linee plastiche e intersecanti. Si vedono i giunti di ferro: legno materiale di costruzione, tecnica umana del costruire e adoperare. Si avvicina a questo concetto, elevandolo, il cemento spesso del parapetto, poiché, al pari del legno, l’uomo lo usa per costruire e sempre esso è presente. È inoltre evoluzione di più materiali, è composizione chimica, il rapporto divino che rappresenta trascende essendo frutto di lavorazione; derivazione che Dio all’uomo presenta in un momento successivo. Le lastre grandi di cemento paiono attirare le preghiere, i gesti e i gesti spirituali, le santità, dei singoli, nella pluralità. E si palesano come schermo bianco, che li attrae, come detto, ma anche li propone, li pone a esempio. Questi sono gli schermi divini in un’epoca di schermi artificiali, il cemento assorbe e mostra, propone, non solo nelle lastre, ma tutt’intorno, alle teste dei fedeli. È così che il Cristo stesso sta su uno schermo bianco di cemento. Il Cristo, esempio che Dio ci ha mandato, nel luogo che celebra l’unione tra uomo e Dio. Uomo come uomo organizzato, società. L’altare è piccolo e non sta proprio in fondo, è proteso al pubblico, perché anch’esso è un mezzo degli uomini, di umana pratica, che tende agli uomini. La pratica religiosa va incontro alla società, alla folla, alla gente, all’umanità. Anche il pavimento è bianco. Il presbiterio è rialzato di poco, e largo; è destinato a uomini tra gli uomini, può ospitare anch’esso tante persone, è degli uomini la chiesa. I banchi laterali sono in diagonale: la struttura umana di linee rette della disposizione, non è secca ad angoli retti ma rappresenta una società moderna, evoluta. Le immagini dei Santi non stanno sul parapetto che “riflette”, ma ai lati della seduta del sacerdote, umano. Sono comunque su sfondo bianco murale, e dorato del quadro: uomini più elevati. È solo il Cristo, nella sua posizione, che assorbe, attrae, riflette e propone sentimenti, preghiere, sensazioni religiose. Esternamente, la sommità del campanile è concava e puntante verso l’alto, con effige santa. In esso è espressa una cristianità più gerarchica e convenzionale, di edificio che va all’alto, richiamante alla santità dei Santi. A metà strada tra uomo e Dio, per la comunità di riferimento devota al Santo.

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