Proprio a Villa Bonelli, al di sopra della stazione ferroviaria, è sita la parrocchia di Nostra Signora di Valme, costruita negli anni Novanta del secolo scorso, inaugurata nel 1996.
La facciata, di vetro, ha l’intenzione di presentarsi come di un edificio che sfidi le leggi della gravità e della fisica, della convenzione costruttiva, dell’ordine posizionale.
La chiesa si propone quale forma inedita di costruzione, e quindi di luogo di culto, unica per forma e concezione, nella sfida ai criteri fisici e stabili. Così la sottesa concezione del culto e dell’architettura vuole essere nuova e originale, seppur fisica e presente. Un luogo completamente avveniristico e non decifrato, ma decifrabile, che si propone nella città e nel mondo; novità di forma protesa verso l’alto, inclinata a dare larghezza all’alto, all’avvenire, ad abbracciare future concezioni con grande disposizione.
L’avvenirismo e la sfida geometrica terminano con la trave che sovrasta il vetro, lì posta a dare un tetto alla struttura inedita, per far sì che essa sia innanzi tutto come una casa per i fedeli, ma soprattutto per prendere consapevolezza del proprio posto nel mondo, di una definizione spaziale e temporale.
È così, grazie alla trave, una casa, moderna, per il fedele, come una chiesa che si convenga, e in tale concezione i vetri assumono dei connotati di trasparenza e apertura.
I due pilastri diagonali che sorreggono la facciata completano il senso di finitezza della trave, confermando un’idea di concezione che sia futuristica e definitivamente inedita poiché diagonali e connaturati al disegno.
Avveniristico, come la facciata slanciata di vetro, è il piccolo portico, poiché anch’esso non sta alle regole, essendo proteso diagonalmente verso l’interno, a esclamare il non voler adeguarsi a forme canoniche, come l’intera chiesa.
Il portico indica accoglimento dei fedeli e possibilità di fermarsi al di fuori. Fedeli che, come i pilastrini, sorreggono tale singola chiesa, la sua idea di innovatività e di apertura a nuove concezioni, visioni, idee.
Sulla trave che delinea il tetto è posta, con semplicità, la croce. Semplicità che determina la necessaria e irrevocabile, costitutiva, natura di chiesa cattolica dell’edificio, consacrato.
I vetri non sono un passaggio della luce, rappresentano la idea di modernità e lo sguardo al futuro di questa chiesa. In quanto casa, punto di ritrovo e di partenza per il futuro della società e della cristianità. Come detto, sono anche la trasparenza e l’apertura alla gente, la predisposizione del luogo ad aprirsi alla comunità. La chiesa, nella sua forma, è punto di riferimento per la cristianità.
L’ulivo piantato di fronte ci dichiara la natura e l’intenzione della chiesa di essere pietra per il futuro della cristianità, della concezione spirituale, come concetto veramente, puramente duraturo e resistente.
All’interno il soffitto a quadrati cementifici è un ornamento che si aggiunge complessivamente al disegno sacro della vetrata frontale. A centralizzare la sacralità della visuale c’è la statua della Vergine ornata di paramenti preziosi, su un piccolo sfondo dorato. Lo spazio è diviso in due parti, come due navate orizzontali: il tetto spiove fino a dove poi comincia lo spazio dell’altare con la vetrata che viene incontro. Così le linee di tale vetrata e quelle del soffitto a quadrati si incontrano in un effetto decorativo, artistico generale, che conferisce sacralità al luogo. Le linee diagonali, anzi il contrasto tra linee diagonali, dà un effetto generale di tetto, e di luogo finito.
Nella finitezza è tuttavia come un santuario, cioè un luogo ampio tutto dedicato al culto della ornata Madonna, sotto la quale, dietro l’altare, c’è un plastico di un’altra chiesa, forse sita in Spagna, cui si fa riferimento.
È quindi un vitreo e spaziale collegamento con un altro posto del medesimo culto, e rimane in questo senso luogo di culto sacro e finito.
La vetrata decorata è protagonista e dà il senso a questo luogo, facendo in modo che dai banchi si sia spettatori della gloria della Madonna posta al centro e super ornata.
Più ceri ai lati dell’altare danno il senso di santuario, e la vetrata alle spalle diventa come una proiezione di quella principale, che si affacci all’esterno, in una immagine di gloria della Madonna splendente sulla strada, sulla vita cittadina.
I plurimi lampadari costituiscono diversi centri di luce da conferire ancora idea di santuario, cioè spazio grande, anche se unico; lo articolano.
Il tetto che spiove, e poi lo spazio davanti con altare e vetrata, indicano che per i fedeli c’è posto all’adorazione della Madonna, del culto disposto per la sua gloria, tra i banchi, ma stare “dentro” al culto compete allo spazio luminoso davanti l’altare, che indica idealmente permanenza lunga e devozione.
Quindi si assiste e si prega, e idealmente si entra poi nel culto di tale Madonna, investiti della sua gloria, poiché, tra l’altro, il riferimento è un’altra chiesa che sta altrove. L’attesa, il senso di sosta dato dai banchi è concepibile come il prolungamento del senso di accoglienza dato dal portico appena esterno, poiché la Madonna è grande, e c’è per tutta l’umanità, la cristianità.
La copertura del portico è di quadrati di cemento, vuoti, costituenti un tetto sotto cui stare in pace e armonia. All’interno della chiesa i quadrati diventano più ricchi e seri, sono chiusi e spessi, inoltre dirigono alla Madonna, al fondo della chiesa.
La luminosità dello spazio frontale investe comunque i fedeli tra i banchi, che se ne beano.
Per questa sua assoluta disposizione verso le folle e la massa di persone, per la sua grandezza, la Madonna è ornata grandemente.
In fondo a destra, il Cristo in croce è grande, Egli nella sofferenza di uomo è il primo a bearsi della magnanimità, della gloria della Madonna. Trattasi anche di una statua che rappresenta Cristo, signore del Cristianesimo, primo tra i Santi, figlio di Dio.
Come la vetrata esterna si allarga salendo, anche il disegno della vetrata interna si allarga in alto a raggiungere l’ampiezza e la grandiosa gloria degli angeli del Paradiso, nel Paradiso, nel regno del Signore.
È confermata la concezione di essere questa chiesa un santuario per l’idea di accorrere delle genti, resa da geometrie e disposizioni strutturali. È la Madonna dei popoli.
Anche il soffitto dello spazio più piccolo, davanti all’altare, è di quadrati, in primo luogo per assimilare chi è dentro al culto con chi assiste e vi è più lontano, inoltre il quadrato è un elemento decorativo di bellezza, di perfezione della Madonna.
Dalle linee del soffitto e della vetrata, oltre che della facciata, si conferma la volontà di essere struttura dalla forma diversa e inedita, anche unica, per durare nel tempo, nel culto e nella gloria ed esistenza della Madonna. Pietra solida nella venerazione della Madonna di Valme, che accoglie masse e popoli; nasce infatti in Spagna, in un altro paese.
Il luogo, come grazie alla trave della facciata, è finito, determinato, dalla finitezza che la chiesa si impone, ma aperto, coi vetri, a concezioni future, alle evoluzioni della società, laiche e spirituali, rimanendo uguale nella sua forma.
Il recinto a quadrati che separa dalla strada dà idea di modernità e finitezza. Una finitezza scelta ed esternata. È anche elemento, il quadrato, che, se ripetuto, è armonico, un armonico del nuovo millennio.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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