Lungo la salita di via Trionfale, si trovano le due chiese della parrocchia di San Francesco d’Assisi a Monte Mario. Quella di sinistra è la più moderna, edificata nel 2003.
Questa coadiuva all’opera dell’altra, antica, e per non rubarle la scena non è resa visibile da alcuna struttura elevata che occupi spazio. È quindi un ambiente basso e largo, modesto stilisticamente e non attirante l’attenzione né, apparentemente, ponendosi come chiesa.
Considerata autonomamente, il suo essere bassa, rettangolare e tufacea, e soprattutto i bassorilievi che ne caratterizzano la sommità, la fanno presentare come proposta di scavi archeologici adibiti a chiesa. Come i ritrovamenti degli scavi, essa è bassa e dotata dei bassorilievi che la decorano, insieme ritrovo e decorazione.
In questo modo consacra la memoria antica rendendo un cimelio il culto del Santo, che è antichissimo e Patrono d’Italia. In questa chiesa, il Santo viene considerato oggetto di antichità e come tale è preservato e poi consacrato. La chiesa è così: preservazione e consacrazione della memoria più antica, cui richiama con i rilievi; immagine di uno spazio di reperti. I blocchetti di tufo sono dello stesso materiale con cui sono stati scavati e costruiti importanti luoghi della antichità e cristianità, e, come questi, questa chiesa è sacra e venerabile.
Il vetro tra i bassorilievi e il tufo conferisce l’aspetto di una archeologia moderna o futura, ed è materiale usato nell’ambito di scavi archeologici, per far contemplare e conservare.
Va detto che questo luogo è un inedito di chiesa bassa e larga, sperimentazione di uno stile e di una forma diversa, per questo originale. Si presenta come una semplice linea orizzontale, di materiale da costruzione primario e porte essenziali e semplici; in ciò, chiesa unica. I bassorilievi, in tale accezione, la valorizzano e le danno consistenza di monumento, il vetro modernità e identità di chiesa.
I bassorilievi rappresentano la vita di San Francesco, e sono un richiamo a un classicismo rivisitato in chiave di storia cattolica, e non greca o romana di eroi e miti.
Il pavimento esterno ha un motivo geometrico coi colori rosso e grigio, che impreziosiscono il luogo lasciandogli la sua connotazione urbana, la strada è di percorrenza metropolitana. I due colori giocano impreziosendo l’urbanità del sagrato. Questa è espressa dall’assenza di sculture esterne, una pianta di ulivo è urbana e ideale per un edificio ecclesiastico.
I blocchetti di tufo sono disposti esponendo la faccia più grande, in modo che paia una parete di tufo caratterizzante l’antichità. Richiamo alla storia cristiana che, millenaria, persevera e va oltre nei tempi.
All’interno c’è la parete tutto intorno di tufo e internamente rispetto a essa colonne bianche e angoli di fondo di muro bianco. I ritrovamenti che simula questa chiesa sono dunque dell’antichità del tufo, sono quindi scavi profondi e millenari, di un ambiente poi bianco come l’antichità classica.
Il Cristo crocifisso è in un’abside di tufo, che indica la genuinità storica di una scoperta, di un reperto che affiora alla luce allo stato grezzo dalla storia più pura. Pare anche calato dall’alto: nei millenni il culto sopravvive ed è una scoperta per il futuro, nel passato è scoperta che sopravvive nel futuro.
Il cilindro dell’abside del Cristo indica luce che entra da un altro tempo e per un altro tempo, e porta di passaggio tra epoche. Eternità del Cristo, su un nudo e crudo legno, corpo possente quindi importante di sofferenza, vero nel dolore. Nel cilindro quindi c’è immortalità nel passaggio tra epoche. Il crocifisso, nel luogo, è reperto per i tempi su superficie di tufo.
La parte con pareti bianche comprende colonne che simboleggiano le classiche e la grande statua angolare, ridefinendo un tempo classico, con statuina della Madonna a destra. Colonne bianche perimetrali dell’aula riambientano il luogo tra le epoche passate.
Struttura metallica del cilindro, al di qua del crocifisso e in alto, rappresenta una barriera tra il luogo e il senso di eternità temporale espresso dal cilindro. Tra il Cristo presente in epoche passate e future, rappresentato dal cilindro absidale, e il tempio fisico, c’è la struttura metallica a rappresentare il presente e il materiale che si pone tra i tempi. Sotto ad essa l’apertura dell’abside, a unificarli in questo luogo.
Sul soffitto vi è un buco centrale, che indica proiezione verso l’alto e rappresenta una classica cupola a dar corpo alla chiesa che non ne ha. Unita alla chiesa vecchia viene inglobata sotto di essa, in una sola grande e importante struttura. Il buco è collegamento con epoca futura, orientato da questa a oggi e viceversa.
Finestrelle sulle pareti laterali danno l’effetto di ambiente sotterraneo come una chiesa catacombale, e di segretezza, più come un nascondiglio, un posto sotterraneo. Più in alto le vetrate orizzontali danno luce spaziale in alto e in basso a glorificare l’ambiente, circondandolo di un fascio luminoso. Perimetrale e dallo spessore simbolicamente piccolo, quindi grande e importante di vetrata, esistente.
Il disegno moderno delle linee del soffitto ci dice che la modernità di oggi è già antichità, anche nel senso che è prospettata verso l’immortalità come il classico. Disegno plastico che indica proprio plasticità temporale, proiezione temporale di questo tempio, il cui spazio è modellato in un’altra forma rispetto alla semplice linea che si vede esternamente.
L’architettura di questa chiesa è il soffitto, esso le dà forma avvolgendola nelle proprie linee strutturali, e in questo senso il colore bianco è valore di durevolezza archeologica e legittimazione per il posto ad essere usato e ad essere sacro.
Lungo lo stradone di Tor Bella Monaca, via di Tor Bella Monaca, si eleva la struttura di Santa Maria Madre del Redentore, figura degli anni Ottanta, sede di un titolo cardinalizio. Frontalmente presenta una punta, non troppo alta, ma comunque una punta che si alza da una base più larga, che sembra muoversi a formarla. Si può vedere che dietro lo stesso disegno si eleva a un altro apice altissimo, coi due lati molto più ripidi. Il disegno frontale rappresenta la elevazione spirituale e morale che ci è consentito raggiungere per mezzo dell’organizzazione del vivere presente, un ideale di comportamento e di raggiungimento attuale. Tale condizione, la punta e i lati che la compongono, può essere conservata grazie all’organizzazione che abbiamo, la base e la struttura dei lati che discendono. Tenendo una condotta così rappresentata, dietro si eleva ciò che sarà o ciò che tocchiamo, che raggiungiamo idealmente. La guglia sostenuta dai due lati geometrici è il picco che possiamo umanamente ...
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