Dentro una proprietà, lungo via di Bravetta, è collocata la chiesa della Natività di Maria, edificio consacrato e consegnato nell’anno 2000.
L’arco largo che prende il centro della facciata nasce direttamente da terra e ne costituisce il soffitto, visto frontalmente. Esso indica la santità di Maria che punta in alto nascendo da terra. Persona umana che si eleva a santità grande, data l’ampiezza dell’arco. Grande perché questo è largo e diretto, vistoso. Esso sale leggermente verso l’interno, la profondità, a indicare accoglienza verso lo spettatore, e il fedele.
A Maria è eretta questa chiesa con la curva verso l’alto, al culmine dell’arco c’è una vetrata con croce ad espandere l’arco in altezza e larghezza, verso il cielo. La vetrata di sopra è molto importante, eleva l’arcata a una dimensione notevole. Rimane l’arco a definirne una dimensione fisica, esso è terrestre.
La porta è di un blu luminoso, è l’accesso al luogo dove sorge la santità della Madonna, dove Lei viene alla luce, luogo di luce e di gloria. Il vetro della porta è collegato a quello in alto con la croce: la Madonna è destinata a generare il figlio di Dio e di essergli madre nei suoi giorni più dolorosi. È rappresentazione della grandezza della Madonna, del destino di Lei, della gloria di Lei, in un luogo dedicato alla Sua Nascita, e l’arco è grandioso.
Anche integranti la facciata, ai lati dell’arco ci sono due portici laterali. Simboleggiando società viva, questi, oltre a indicare la nascita di Maria tra le persone di una attiva socialità, ci dicono che la Madonna vive nella società umana, è tra noi umanamente ma comunque, come rappresenta l’arcata, grande e splendente, gloriosa nel destino della vocazione divina.
Nei portici vi è simbolicamente la vita degli uomini, vita sociale, comunità in cui la Madonna è d’aiuto e a cui volge il suo sguardo, in cui è ambientata. Lei è tra noi, è tra gli uomini, sempre grandissima e gloriosamente divina.
Può pensarsi a società palestinese, dei luoghi dove Ella visse, nel momento attuale. Il campanile a base triangolare può ricordare un minareto. Il soffitto dei portici è a cassetti quadrati, ornamentali, che ci racconta la gloria per il popolo, ma ci fa pensare a certe ricche e affollate decorazioni islamiche, viste con un linguaggio attuale, evocanti a posti da cui la Madonna proveniva, oggi terre mussulmane.
Il campanile richiama una comunità definita tra comunità definite, nei tempi in cui la comunità non è fisicamente identificata dal quartiere o centro geografico. Il triangolo punta in alto, a captare le nuvole sopra il cielo della sua comunità.
Nei portici si svolge la vita parrocchiale, simbolo del supporto e del seguito del culto della Madonna, a Lei collegato e appartenente. Una Madonna che ha un seguito di gente, centralizzato nel posto dedicato alla Sua Nascita. A conferma di questa considerazione, anche i gradini esterni, rivolti al fronte della chiesa, sembrano, sono un piazzale dove si sviluppa la vita della collettività, dove si socializza. E la Madonna c’è per la gente che le si affida, e la venera; Ella è la chiesa stessa, presente.
Dalla strada, la chiesa, più distante, sembra una caverna nel verde, con la sua forma curva, luogo di riunione selvaggio e ancestrale, nella società cittadina e moderna.
I muri dell’interno, le linee del soffitto, i banchi e la pendenza del pavimento puntano a un centro dove vi è l’abside, con sullo sfondo un quadro raffigurante Gesù, e un crocifisso sospeso. Il centro verso cui si attira l’attenzione è simbolicamente la Nascita di Maria, e la chiesa prende questa forma. Nascita che è terrena e terrestre, come i mattoncini dei muri e il legno del soffitto, il cemento grigio dell’abside, e poi il marmo del presbiterio. La Nascita di Maria è terrestre. Terrestre è anche il Gesù a braccia aperte nel dipinto, cioè veramente terrestre e veramente figlio di Dio.
In realtà il punto centrale verso cui si osserva è la croce sospesa: è terrestre, accade sulla Terra, in una realtà terrestre come rappresentata, sospesa perché divina, divina perché voluta da Dio sulla Terra. Nel contesto realmente terrestre c’è stata la vita e crocifissione di Gesù, che è divino come esempio e come incarnazione di Dio. Esempio al di sopra della realtà, considerato nella realtà.
Le vetrate sopra e ai lati dell’abside sono lo sguardo di Dio sulla Terra: sulla realtà civile naturale della Terra Dio c’è, e in questo caso è raffigurato come luce colorata, a sinistra con un agnello e a destra con una colomba. Dio è in e nella natura.
I muri laterali sono di segmenti paralleli che vogliono convergere verso un punto, ai lati vi sono porte. Il soffitto, tranne la campata centrale, è di cemento a cassetti quadrati, possiamo dire che ci siano le tre “navate”. Quello del presbiterio è marmo grigio e bianco, lucido e pulito, materiale più che mai terrestre.
Sul soffitto dell’abside, più su del quadro raffigurante Cristo, vi è un buco rotondo. Esso serve per rappresentare l’azione diretta di Dio sul rito religioso e quindi sulla vita terrena, sulla vocazione, presenza e devozione, legittimazione dei sacerdoti.
Nel quartiere della zona Acilia denominato Villaggio San Francesco vi è la chiesa di San Francesco d’Assisi ad Acilia. Avvicinandosi ad essa, il suo profondo fianco dà l’idea di un passeggio stretto e lungo, un cammino, richiamando la fatica umana, espressa dal camminare a lungo a piedi. Guardando la facciata sembra che il corpo sia sollevato da un portico con due pilastri e tettoia zigzagata. Tale corpo elevato rappresenta il Dio possente, rappresentato con forma caratteristicamente moderna, massiccia, con al centro un “rosone” o finestrone verticale ottagonale. Non è sospeso ma è elevato, pesante su una struttura reggente, come la fede che costa nella vita di tutti i giorni, vero sforzo e sacrificio, fatica, sudore. Dio si poggia su noi con promessa di luce, in finestra lunga ottagonale perché suprema, divina, come tale inspiegabile all’uomo. La tettoia, in linea moderna, è la protezione che ci offre Dio dalla pioggia, quindi dalle intemperie e per darci accesso al tempio stesso. ...
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