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Santa Rita a Torre Angela

Nella periferia est di Roma, nella borgata di Torre Angela, troviamo la chiesa di Santa Rita a Torre Angela, parrocchia eretta nel 1960. Vista da una certa distanza, la sua forma richiama quella di un ufo o nave spaziale del futuro, dato l’allargamento laterale della forma di cerchio. Tale “ufo” ha di particolare, però, il tetto verde a spiovente, che gli dà la dimensione di una casa, casa nel futuro tecnologico, più generalmente nel futuro. Questo edificio ha funzione e accoglienza di casa. Come una casa, con la forma futuristica si presenta a indicare che il futuro è di noi uomini che l’abitiamo. Il futuro siamo noi esseri umani e in questa forma di casa possiamo stare a nostro agio. La casa indica che il futuro è degli uomini, non è così alieno e lo sviluppiamo e contestualizziamo, andando avanti insieme. Più da vicino, lo spiovente del tetto ricorda ancora meglio un’abitazione, finchè la forma curva della pianta ci fa pensare anche a una capanna. Capanna intesa come dimora accogl

San Barnaba

Raccolta nell’ambiente del Casilino vicino via Roberto Malatesta, c’è la grande chiesa di San Barnaba, costruita tra il 1956 e il 1957. La facciata presenta un portico su cui è elevata. Il portico, con colonne bianche a sezione quadrata, indica che la chiesa si fonda sull’umanità. Sono gli uomini su cui si sorregge la chiesa che la costituiscono. Nel portico, questa chiesa ingloba gli uomini, e sul portico la facciata si erge, si innalza, marrone di solidità, conservando la sua larghezza. È con la presenza delle persone che la chiesa si sviluppa e acquista gloria e importanza, possenza, e poi è solida. Il portico è inglobato anche orizzontalmente, poiché ai lati ci sono solidi muri con porte, che sorreggono l’edificio. Con un secondo sguardo notiamo quindi che non solo sul portico questo poggia, non si sorregge con gli uomini del portico ma coi mattoni dei lati di cui è costituita, e ne deduciamo che i fedeli la sorreggono piuttosto essendone inglobati e costituendone la linfa. L’al

Santa Maria Regina dei Martiri in via Ostiense

Per le lunghe vie di Dragona, tra palazzine e muri di cinta, troviamo la chiesa di Santa Maria Regina dei Martiri. La facciata di essa si presenta con la linea di una casetta, conformemente al caseggiato basso in cui è immersa. Indica postazione di fermata per gli abitanti, nella forma del posto. Può anche essere vista come una capanna, richiamando le origini di Gesù e l’idea di umiltà della Chiesa cattolica. Ma una capanna solida, come indica il costone di cemento armato che la caratterizza. Capanna e casa, postazione solida nel mezzo del quartiere della comunità. Il costone, sporgendo in avanti, è solidità architettonica della chiesa e per Dio, cioè la componente strutturale solida è nella disposizione della sacralità. La struttura si dedica allo scopo sacro, non solo all’apparenza e in eventuali orpelli. E solidità di struttura sacra. La struttura che vien fuori con la facciata è come un transfert, un collegamento tra la strada, quindi la vita terrena, quotidiana, e il luogo di

Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia

Giungendo a Tor Marancia dalla Montagnola, ci si imbatte nella chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, gialla esternamente. Frontalmente essa è divisa in tre segmenti con un tetto spiovente per ciascuno, segni di larghezza e grandezza di un’unica facciata, un’unica chiesa, edificio. La larghezza esprime la grandezza del sito. Il muro è abbombato, viene verso l’esterno e il tetto ha l’effetto di una forma sospesa. I muri, fermi, contengono quindi come una nube, una nube di essenza, di spiritualità, di presenza divina che si eleva fino al tetto come appoggiato e sospeso su essa, e si spiritualizza con la struttura astratta del lucernario, puntante verso l’alto. La chiesa è quadrata, alta, ed ha accessi su tre lati. Il lato posteriore è attaccato all’edificio della canonica. Vista dal marciapiede rende come struttura possente e larga, pure alta, improvvisamente grande alla vista del passante. Fa l’effetto di una grande grotta naturale in un ambiente naturale. Tale grotta na

San Crispino da Viterbo

Nella zona di Roma chiamata Labaro si trova la chiesa di San Crispino da Viterbo, costruita tra il 1985 e il 1987. La facciata, grigia e larga, presenta un moto in elevazione verso il centro, che potrebbe voler salire ripidamente. Tuttavia la smussatura, l’interruzione orizzontale degli elementi nasconde e mitiga questo effetto, per far convivere e armonizzare la chiesa con il contesto cittadino e dei palazzi, con un senso di modestia anche in relazione al suo essere collocata nella grande città. I vetri verticali presenti in tale facciata, tra un elemento e l’altro, ne accentuano il significato di imponenza moderna architettonica, confermando l’idea di alto edificio dei giorni nostri. I lati della chiesa sono l’estensione della facciata che si espande in profondità, e l’edificio assume una forma di freccia che punta a chi arriva, al fedele, allo spettatore. La punta di tale freccia è smussata dall’angolo concavo del centro della facciata. Non è un punto ad elevarsi, quindi, ma u

San Giovanni Bosco

A qualche passo dalla fermata metro di Giulio Agricola si trova la chiesa di San Giovanni Bosco, che è stata costruita negli scorsi anni Cinquanta. È grande, in un’occhiata un rettangolo sotto a un cilindro. Da davanti sembrano un quadrato e una cupola, quadrato e cerchio accostati. La base della facciata, rettangolare, indica edificio di uso civile, e i rettangoli della cupola, che si infittiscono salendo, ricordano uffici e uffici, attività razionale e intensa, come nei palazzi che la circondano. La facciata rettangolare dà quindi la sembianza di edificio di interesse pubblico, chiesa come palazzo pubblico dove si sbrigano gli interessi dei cittadini. Tale attività è esaltata non solo dalla grandezza, ma anche dal fatto che è espressa nella cupola, che la esprime e la esalta, elevandosi a formarne il monumento. Monumento della Chiesa vicina ai cittadini, che svolge attività per la società e per i giovani. Nella base quadrangolare nicchie rettangolari ospitano statue di Santi operos

Santa Marcella

Presso la stazione ferroviaria di Roma Ostiense, all’altro lato di via Marco Polo, troviamo la chiesa di Santa Marcella, edificata nel 1969. Questa chiesa si presenta come facciata. Una facciata che si impone dal colore rosso mattonato. Essa, nella sua singolarità, dall’esterno non si distingue dagli edifici collegati, all’interno del cancello parrocchiale. I muri laterali si allungano non distinguendo un perimetro, estendono la chiesa in profondità. È quindi un solido edificio che, massiccio, impone la sua presenza al quartiere e alla città. Al suo apice, all’apice della facciata, c’è una leggera punta, e frontale una croce sottile e ben distinta. Questa facciata è concava, contiene una sorta di abside esterna, che dà forma artistica complessiva alla struttura. Crea spazi e linee che la connotano. Nella rientranza rileva l’obliquità dell’esagono, sopra la tettoia linee verticali simboleggiano la sua altezza. I bracci della croce sono staccati e questa è perciò tratteggiata, in un se