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Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola

Nel quartiere Ostiense, all’interno dell’Istituto Paolino, è sita la chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola. Frontalmente, la facciata si sviluppa in altezza, ed è in altezza che è concepita la chiesa. Essa vuole essere tempio che raggiunge i cieli di Dio e si propone di farlo con colonne forti che si innalzano. La cupola che si vede rappresenta la dimora del regno dei cieli, degli angeli e dei Santi. Le colonne, a sezione quadrata, sono di mattoncini, di marmo è l’architrave che le sovrasta. Vengono elevati e divinati anche i mattoni, che da materiale povero si innalza concettualmente e fisicamente a materiale degno del tempio di Dio. Questo per dare estrema dignità a tale umile materiale umano, usatissimo nel mondo e nella storia, quindi che assurge a elemento nobile e prezioso per tale casa di Dio. Il marmo è riservato alle zone alte dove proprio si rappresenta il regno di Dio, e il mattone sostiene il marmo. Di mattone però non sono solo le colonne, ma tut

San Gaspare del Bufalo

Tra l’Appia nuova e la fermata e capolinea di Arco di Travertino, troviamo, dal 1981, la chiesa di San Gaspare del Bufalo. Questa in alto presenta un vistoso rosone moderno a forma di occhio. Forma moderna, questo ricorda l’occhio di Dio che tutto vede, le azioni più piccole e i pensieri e le intenzioni e ogni cosa esistente sulla terra e oltre. La facciata ha la forma di triangolo, che appunto ricorda la forma di Dio come rappresentato e immaginato, quel Dio assoluto che governa l’universo, l’esistente e la vita degli uomini. Nel triangolo è inserita questa forma di occhio, a rappresentazione di questo Dio che si vuole intendere. Verso l’osservatore il tetto verde è inclinato a replicare il triangolo, forma del Dio perfetto in quanto Dio, essere esistente. La croce posta sulla cima dice che in nome di Dio veneriamo Cristo e viceversa, Cristo per la collettività, per la umanità, è la proiezione del Dio cui si crede, Dio stesso che viene venerato e fatto protagonista di culto religios

Nostra Signora di Valme

Proprio a Villa Bonelli, al di sopra della stazione ferroviaria, è sita la parrocchia di Nostra Signora di Valme, costruita negli anni Novanta del secolo scorso, inaugurata nel 1996. La facciata, di vetro, ha l’intenzione di presentarsi come di un edificio che sfidi le leggi della gravità e della fisica, della convenzione costruttiva, dell’ordine posizionale. La chiesa si propone quale forma inedita di costruzione, e quindi di luogo di culto, unica per forma e concezione, nella sfida ai criteri fisici e stabili. Così la sottesa concezione del culto e dell’architettura vuole essere nuova e originale, seppur fisica e presente. Un luogo completamente avveniristico e non decifrato, ma decifrabile, che si propone nella città e nel mondo; novità di forma protesa verso l’alto, inclinata a dare larghezza all’alto, all’avvenire, ad abbracciare future concezioni con grande disposizione. L’avvenirismo e la sfida geometrica terminano con la trave che sovrasta il vetro, lì posta a dare un tetto a

Santa Margherita Maria Alacocque

Internandoci da via di Passolombardo, vicino all’Università di Tor Vergata, troviamo la chiesa di colore celeste di Santa Margherita Maria Alacocque. Nella sua forma, con la croce in mezzo, essa ricorda una postazione della Croce Rossa. Il senso è che trattasi di luogo fisico dove si curano le anime, gli uomini, dalle ferite morali e spirituali, come in un ospedale da campo. Ferite gravi curate d’urgenza e con devozione e spirito missionario. Ospedale delle anime e dello spirito, cure dall’oggi materialista. È di colore celeste innanzi tutto perché un ospedale delle anime e delle ferite spirituali è una specie di paradiso in terra, nel senso che vi avviene l’esposizione alla gloria di Dio. È luogo celeste perché cura lo spirito e l’anima con la celestialità, la beatitudine, la beltà di Dio che sono in esso. Inoltre, in esso, nella sua attività, avviene l’esercizio delle azioni sante degli uomini, e anche in questo senso è luogo paradisiaco. Detto quanto esprime immediatamente il colo

Sant'Antonio di Padova a via Tuscolana

Su un piazzale di via Tuscolana si affaccia, alta e bianca, la chiesa di Sant’Antonio di Padova a via Tuscolana. La facciata è grande e larga, bianca a leggeri riquadri. Al centro, orizzontalmente, c’è una struttura architettonica, ad archi triangolari, costituente una vetrata. Tale vetrata architettonica, così posta, è come una fessura sulla superficie dell’anima. La fede, la beltà di Dio, entra nell’uomo aprendo una fessura, uno spiraglio. Lo spazio al lato e al di sopra di questa fessura rappresenta la vastità di quest’anima, che viene soavemente trafitta dalla fede in Dio. Lo spiraglio è ulteriore alla fede che si accoglie con la mente e con il corpo, e caratterizza concettualmente questa chiesa. Il bianco della facciata è l’anima, formata dai tanti quadrati compatti, le fessure tra questi sono chiuse, sicure della fede che entra. La vetrata rappresenta personaggi sacri, il credo entra in noi non con impeto razionale ma attraverso il tessuto dell’anima. La porta è alta e solenne

Santa Barbara alle Capannelle

Internata lungo via delle Capannelle, tra il complesso degli edifici dei nostri pompieri, è situata la chiesa di Santa Barbara. La facciata è costituita da un portico alto ed arcuato, su cui vi è una superficie senza rilievi o decori, ma spatolata come tutto il verticale esterno. C’è da dire che la chiesa mette in primo piano la partecipazione degli uomini, per i quali è simbolicamente adibito il portico, ricordando questo la veranda di una casa di campagna. Uomini che fanno la chiesa nella socialità. Sopra il portico superficie senza alcun fronzolo, rilievo, finestra, linea. Essa indica che al di sopra degli uomini l’edificio si alza a esprimere Dio, che è assoluto e quindi senza alcun elemento rappresentativo. Dio quindi espresso “piattamente” perché assoluto e inesprimibile, a cui l’uomo non può arrivare, neanche con l’espressione. A sacralizzare l’area e l’atmosfera del portico c’è la statua della Santa, che dà all’ambiente espressione sacra del culto e della cristianità. Dall’al

S. Francesco di Sales alla borgata Alessandrina

Sul lunghissimo viale Alessandrino si scorgono le linee moderne della chiesa di San Francesco di Sales. La facciata presenta una imponente porta trilitica in travertino composta da tre livelli, alta e larga. Questa è sormontata dalla punta della struttura che parte da dietro, allargando il fronte. Il vetro è materiale dominante della superficie verticale. La porta bianca è gloriosa, ed è per gli uomini, mentre la punta e la forma del triangolo rappresentano Dio. È grande la porta perché gloriosa a rappresentare la umanità, o una grande collettività, che sorregge Dio, la forma di Dio, la fede in Dio e la osservanza di essa. La porta a tre lati è forma dell’uomo, oppostamente a quella di Dio che è a punta verso l’alto. La facciata è anche larga, in segno di accoglienza e abbraccio, a confermare lo scopo collettivistico della entrata. È espressa pluralità di uomini, società che si organizza, che è organizzata a effettuare l’accesso al tempio di Dio. Le tre linee, i tre livelli indicano