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Sant'Igino Papa

Tra Collatino e Colli Aniene, nei pressi di un tratto di via Palmiro Togliatti, nella percorrenza del traffico metropolitano scorgiamo la chiesa dedicata a Sant’Igino Papa. A questa si accede dalle due rampe ai due lati corrispondenti, e sembra di accedere in un blocco di cemento, messo dall’uomo, solido e monumentale. Dalle due rampe pare di salire su una collina che integri il blocco, come una costruzione annessa alla terra e al territorio. Questo blocco, questa massa, ha connotati di leggiadria apportati dal disegno architettonico, per la sua visione contemporanea, per essere allo stesso tempo blocco e edificio. Assume una linea. Al lato di sinistra troviamo una linearità diagonale che esprime una sua estensione in grandezza e anche una sua conformazione data dall’uomo, antropologica, dell’epoca in cui è stato costruito. Nel primo senso costituisce un ingrandimento ed evoluzione della sua forma: vuole essere più corposo e sfaccettato. Da più lontano vediamo sicuramente l’abbondanz

San Ponziano

Immersa tra l’abitato del nord-est, adiacente a piccoli parchi urbani, è la chiesa di San Ponziano. La facciata di questa, parte da una dimensione orizzontale e si alza verso il centro con una punta smussata, a gradino. Significa un’impostazione strutturale, sociale e culturale solida che vuole e si propone di alzarsi verso il futuro per ricordarsi e sopravvivere. La salita avviene per mezzo di gradini, cioè sotto forma di struttura a passi verso l’alto. Nel salire cioè, ci si conferma punto per punto e si stabilizza la visione sociale e culturale del tempo della chiesa. Alla fine, nel futuro più lontano, vi è l’apice che non è a punta, perché allo stesso modo vuole essere presenza stabile, poggiata sul passato e attiva per quello che sarà il presente nel futuro. La croce longitudinale indica l’eternità e la identità del Cristianesimo, dell’esempio di Cristo nelle due epoche, come in tutte le epoche. Linee verticali collegano le finestre agli spigoli dei gradini. Le linee sono la con

Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola

Nel quartiere Ostiense, all’interno dell’Istituto Paolino, è sita la chiesa di Santa Maria Regina degli Apostoli alla Montagnola. Frontalmente, la facciata si sviluppa in altezza, ed è in altezza che è concepita la chiesa. Essa vuole essere tempio che raggiunge i cieli di Dio e si propone di farlo con colonne forti che si innalzano. La cupola che si vede rappresenta la dimora del regno dei cieli, degli angeli e dei Santi. Le colonne, a sezione quadrata, sono di mattoncini, di marmo è l’architrave che le sovrasta. Vengono elevati e divinati anche i mattoni, che da materiale povero si innalza concettualmente e fisicamente a materiale degno del tempio di Dio. Questo per dare estrema dignità a tale umile materiale umano, usatissimo nel mondo e nella storia, quindi che assurge a elemento nobile e prezioso per tale casa di Dio. Il marmo è riservato alle zone alte dove proprio si rappresenta il regno di Dio, e il mattone sostiene il marmo. Di mattone però non sono solo le colonne, ma tut

San Gaspare del Bufalo

Tra l’Appia nuova e la fermata e capolinea di Arco di Travertino, troviamo, dal 1981, la chiesa di San Gaspare del Bufalo. Questa in alto presenta un vistoso rosone moderno a forma di occhio. Forma moderna, questo ricorda l’occhio di Dio che tutto vede, le azioni più piccole e i pensieri e le intenzioni e ogni cosa esistente sulla terra e oltre. La facciata ha la forma di triangolo, che appunto ricorda la forma di Dio come rappresentato e immaginato, quel Dio assoluto che governa l’universo, l’esistente e la vita degli uomini. Nel triangolo è inserita questa forma di occhio, a rappresentazione di questo Dio che si vuole intendere. Verso l’osservatore il tetto verde è inclinato a replicare il triangolo, forma del Dio perfetto in quanto Dio, essere esistente. La croce posta sulla cima dice che in nome di Dio veneriamo Cristo e viceversa, Cristo per la collettività, per la umanità, è la proiezione del Dio cui si crede, Dio stesso che viene venerato e fatto protagonista di culto religios

Nostra Signora di Valme

Proprio a Villa Bonelli, al di sopra della stazione ferroviaria, è sita la parrocchia di Nostra Signora di Valme, costruita negli anni Novanta del secolo scorso, inaugurata nel 1996. La facciata, di vetro, ha l’intenzione di presentarsi come di un edificio che sfidi le leggi della gravità e della fisica, della convenzione costruttiva, dell’ordine posizionale. La chiesa si propone quale forma inedita di costruzione, e quindi di luogo di culto, unica per forma e concezione, nella sfida ai criteri fisici e stabili. Così la sottesa concezione del culto e dell’architettura vuole essere nuova e originale, seppur fisica e presente. Un luogo completamente avveniristico e non decifrato, ma decifrabile, che si propone nella città e nel mondo; novità di forma protesa verso l’alto, inclinata a dare larghezza all’alto, all’avvenire, ad abbracciare future concezioni con grande disposizione. L’avvenirismo e la sfida geometrica terminano con la trave che sovrasta il vetro, lì posta a dare un tetto a

Santa Margherita Maria Alacocque

Internandoci da via di Passolombardo, vicino all’Università di Tor Vergata, troviamo la chiesa di colore celeste di Santa Margherita Maria Alacocque. Nella sua forma, con la croce in mezzo, essa ricorda una postazione della Croce Rossa. Il senso è che trattasi di luogo fisico dove si curano le anime, gli uomini, dalle ferite morali e spirituali, come in un ospedale da campo. Ferite gravi curate d’urgenza e con devozione e spirito missionario. Ospedale delle anime e dello spirito, cure dall’oggi materialista. È di colore celeste innanzi tutto perché un ospedale delle anime e delle ferite spirituali è una specie di paradiso in terra, nel senso che vi avviene l’esposizione alla gloria di Dio. È luogo celeste perché cura lo spirito e l’anima con la celestialità, la beatitudine, la beltà di Dio che sono in esso. Inoltre, in esso, nella sua attività, avviene l’esercizio delle azioni sante degli uomini, e anche in questo senso è luogo paradisiaco. Detto quanto esprime immediatamente il colo

Sant'Antonio di Padova a via Tuscolana

Su un piazzale di via Tuscolana si affaccia, alta e bianca, la chiesa di Sant’Antonio di Padova a via Tuscolana. La facciata è grande e larga, bianca a leggeri riquadri. Al centro, orizzontalmente, c’è una struttura architettonica, ad archi triangolari, costituente una vetrata. Tale vetrata architettonica, così posta, è come una fessura sulla superficie dell’anima. La fede, la beltà di Dio, entra nell’uomo aprendo una fessura, uno spiraglio. Lo spazio al lato e al di sopra di questa fessura rappresenta la vastità di quest’anima, che viene soavemente trafitta dalla fede in Dio. Lo spiraglio è ulteriore alla fede che si accoglie con la mente e con il corpo, e caratterizza concettualmente questa chiesa. Il bianco della facciata è l’anima, formata dai tanti quadrati compatti, le fessure tra questi sono chiuse, sicure della fede che entra. La vetrata rappresenta personaggi sacri, il credo entra in noi non con impeto razionale ma attraverso il tessuto dell’anima. La porta è alta e solenne